Attivismo e repressione ai Castelli Romani

Un momento della rivolta popolare per la cacciata della salma boia delle Fosse Ardeatine Erich Priebke e del suo corteo funebre di neonazisti. (foto EPA/ANGELO CARCONI)

Un momento della rivolta popolare per la cacciata della salma boia delle Fosse Ardeatine Erich Priebke e del suo corteo funebre di neonazisti.
(foto EPA/ANGELO CARCONI)

I Castelli Romani da paesi con una storia e una cultura anche molto differente tra loro sono divenuti nel corso degli anni un territorio piu simile ad una periferia, soprattutto a causa dell’espansione urbanistica della Capitale. Questa metamorfosi è avvenuta non tanto nella percezione di chi vive in queste aree, quanto più nella loro trasformazione urbana. Nonostante la mancanza di luoghi di aggregazione e l’assenza di opportunità lavorative che spingono molti a lasciare questi territori per spostarsi verso la città vi è sempre stata la presenza di realtà militanti, come in tante altre realtà di provincia, al cui attivismo spesso lo stato risponde con la repressione.

Sono infatti circa 23 le denunce che la Questura di Roma ha fatto recapitare a chi il 12 Ottobre scorso manifestava contro l’ apertura della sede di Forza Nuova ad Albano. Quel giorno il paese venne pesantemente militarizzato solo per consentire ad una trentina di forzanuovisti l’inaugurazione di una non ben definita “sede elettorale”.

Al di là dell’esito della giornata, quel che ci sembra opportuno segnalare è che sono anni che l’estrema destra prova a legittimarsi su questo territorio, ma sempre con pessimi risultati. Basta ricordare quanto avvenuto poco più di due anni fa.

Il 15 ottobre 2013, sempre ad Albano, la risposta forte e unita della cittadinanza riuscì ad impedire lo svolgimento dei funerali del boia Priebke. Nonostante le minacce del prefetto Pecoraro, le provocazioni dei fascisti e la carica indiscriminata della polizia, la determinazione del presidio antifascista scongiurò l’ eventualità che Albano divenisse meta di pellegrinaggio di fascisti di ogni formazione.

Oggi però alcuni cittadini che presero parte a quella giornata sono stati rinviati a giudizio: è questo il clima che si respira in provincia, così come nel resto dello stivale. Un’offensiva che si sviluppa a 360 gradi e coinvolge tutti coloro che provano ad esprimere dissenso. Molte sono le denunce che diversi cittadini e attivisti si sono visti notificare: per lo più reati di poco conto, come quello di “manifestazione non autorizzata”, ma il cui scopo è comunque quello di intimidire.

A Gennaio si è inoltre aperto il processo che vede imputati 16 persone che parteciparono al corteo contro l’inceneritore di Albano il 14 Aprile del 2012.

Il 27 Marzo, in più, si aprirà il processo per interruzione di pubblico servizio contro chi nel 2012 partecipò ad un presidio per la chiusura della discarica di Roncigliano.

Non è mancata neanche l’ondata repressiva nei confronti degli studenti che in autunno si sono mobilitati contro la “Buona Scuola” del governo Renzi: allo stato attuale sono circa una ventina i denunciati. Alcuni di loro si sono visti comminare anche dei provvedimenti disciplinari da parte dei dirigenti scolastici, della serie anche la “buona scuola” reprime.

Che le cose in questo paese non vadano nel verso giusto, tanto nei luoghi di lavoro così come nelle scuole e sui territori, dove conta più il profitto che i bisogni delle persone, è cosa piuttosto evidente. Ma guai ad alzare la testa.

Si parla tanto di legalità, ma è proprio nel mondo del “legale” che vengono approvate quelle manovre politiche che finiscono con il mettere in ginocchio la parte economicamente più debole del paese.

Come se non bastasse in questi anni di forte crisi economica non è mancato chi tenta di usare come capro espiatorio il “diverso”, in un patetico quanto ridicolo tentativo di trovare un facile colpevole cui addossare la responsabilità dell’attuale crisi.

È infatti molto facile alimentare la guerra tra poveri cavalcando l’ondata razzista che si sta diffondendo a macchia d’olio nel nostro paese per cercare di distogliere l’attenzione dai veri problemi e da chi li ha provocati: non è passato molto tempo da quando l’inchiesta su “Mafia Capitale” ha fatto emergere la collusione tra appartenenti all’estrema destra e mafiosi. Sembra paradossale, eppure noti fascisti vivevano proprio mangiando sulle spalle dei migranti e degli abitanti dei campi abusivi.

Non si tratta, dunque, solo di custodire una memoria storica ma anche di mettere in relazione e di contestualizzare il ruolo dell’estrema destra ai nostri giorni, tentando di capire quanto questa sia funzionale al mantenimento dello stato attuale delle cose.

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