Tanto non cambia nulla, fanno sempre come gli pare. Ma non sempre e’ così!

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Se nel 2007, quando apprendemmo la notizia che ad Albano Laziale era in progetto la costruzione di un inceneritore, avessimo risposto cosi o ci fossimo comportati di conseguenza probabilmente le cose sarebbero andate in modo diverso.
Invece se il 22 Novembre 2015 l’ autorizzazione di impatto ambientale è scaduta mandando così in fumo un progetto speculativo, inutile e dannoso, lo dobbiamo a chi nel 2007 ha deciso di opporsi in prima persona mettendosi in gioco in una mobilitazione popolare.


Nel 2008 la giunta regionale presentò il piano di rifiuti che prevedeva l’inceneritore di Albano come soluzione all’emergenza rifiuti che andava avanti dal 1999. Almeno questa fu la versione ufficiale. In realtà sembrò chiaro da subito che un impianto di incenerimento non sarebbe servito a risolvere l’emergenza ma si trattava dell’ennesimo regalo fatto dalla politica dei palazzi  all’imprenditore di turno, in questo caso il magnate dei rifiuti Cerroni, proprietario anche della discarica di Malagrotta, oggi finito sotto processo con capi d’accusa come associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti e truffa per fatturazioni maggiorate ai danni dei comuni castellani.
Nel 2007 infatti i dieci sindaci di bacino che conferivano nella discarica di Roncigliano (il Sindaco di Albano Laziale era Marco Mattei) sottoscrissero una lettera indirizzata a Piero Marrazzo, che all’epoca ricopriva la carica di  Commissario Straordinario ai Rifiuti nonché Presidente della Regione Lazio, offrendo la propria disponibilità ad ospitare un impianto di incenerimento di rifiuti sul territorio di Albano.
Questi sindaci fecero male i loro conti considerato che nessuno di loro, tanto meno i loro partiti, uscirono indenni dalla successiva  tornata elettorale. Praticamente quasi nessuno e’ stato rieletto.
Nonostante il nostro territorio sia da anni oggetto di speculazione, di tagli ai servizi pubblici, come il pesante ridimensionamento dei poli ospedalieri,  nel 2007 le cose andarono diversamente . Stavolta un opposizione popolare ed efficace ha fatto sentire la propria voce contraria a questo ennesimo attacco ai nostri diritti.
Non c’erano ragioni valide a supporto del progetto di incenerimento dei rifiuti se non quella di far guadagnere l’avvocato Cerroni con 500 milioni di euro provenienti dai finanziamenti per le fonti rinnovabili, cosa che il termovalorizzatore assolutamente non è.
Nessun valido motivo a sostegno del progetto dell’inceneritore visto che non sarebbe stata risolta nemmeno l’emergenza rifiuti: infatti gli unici rifiuti bruciabili sono quelli che potrebbero essere riciclati al 100% e che ogni impianto necessita di una discarica di rifiuti speciali dove conferire i materiali di scarto altamente inquinanti e i rifiuti non conferibili all’interno dell’impianto.
Cortei, conferenze, blocchi della discarica, studi tecnici e controinchieste sono state determinanti e se oggi la Regione Lazio ha deciso di non rinnovare l’AIA del 2009 crediamo sia merito di coloro che hanno deciso di andare oltre il luogo comune del «tanto non cambia nulla» e mettere in gioco il proprio tempo per impedire uno scempio del nostro territorio.
Un esempio di buona politica che andrebbe tenuto a mente ogni volta che indifferenza e luoghi comuni ci portano a pensare che non ne vale la pena.
Evidentemente quanto accaduto con la vicenda dell’inceneritore sta a dimostrare che l’ unica buona politica è quella che parte dal basso, che coinvolge i soggetti sociali che decidono di mettere a disposizione il proprio tempo e la propria intelligenza per costruire il benessere collettivo. La nostra è una piccola vittoria ma c’è ancora tanto da fare: per rimanere in tema di rifiuti va sottolineato che sul nostro territorio è presente la discarica di Roncigliano, ampliata nel 2012 e che ancora avvelena le falde acquifere e le vite di chi vive in prossimita’ della via Ardeatina.
Intanto la raccolta differenziata, che davvero metterebbe fine all’emergenza non è ancora partita in modo definitivo e convinto. Anzi è lo stesso Cerroni che vuole fermare questo percorso virtuoso minacciando di riempire le strade dei castelli di rifiuti se i sindaci non pagheranno gli arretrati dovuti. Arretrati assolutamente ingiustificati visto il pessimo servizio reso da lui e dalla sua cricca e il processo in corso proprio sull’eccessiva fatturazione fatta ai comuni. Tariffe maggiorate o rifiuti per strada. Visto che a pagare saremo in ogni caso noi dovremmo iniziare una mobilitazione a sostegno della raccolta differenziata per sottrarci a questo ricatto. Strade pulite, tariffe eque e sicurezza per i lavoratori del settore sarebbero possibili se si slegasse la gestione dei rifiuti alle logiche private.
Se prima apparivamo pochi illusi, oggi possiamo dire di essere più forti di prima nel continuare questa battaglia.

 

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