430 mila euro per un solo casco di un F-35. 40 milioni di euro per ogni km di alta velocità. 400 milioni di euro per l’inceneritore di Albano e milioni su milioni per discariche e impianti a biomasse.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Quello che evidenzia è che mentre smantellano tutti i servizi sociali, dalla sanità all’istruzione, dalla mobilità alle politiche abitative, mentre il lavoro scompare e la disoccupazione giovanile tocca livelli altissimi, lo Stato, i poteri economico-finanziari di questo paese e non solo sanno bene dove indirizzare i soldi pubblici. Per anni ci hanno detto che le casse pubbliche erano vuote e bisognava fare dei sacrifici. Oggi sappiamo bene che non è così. I soldi ci sono, si tratta di capire come gestirli, dove indirizzarli. Si tratta di capire che i soldi pubblici vengono utilizzati non per soddisfare bisogni sociali e rispettare diritti conquistati, ma solo per arricchire una cricca economico-politica-mafiosa che vive sulle spalle di tutti noi. Si tratta di invertire la rotta e fare in modo che quei soldi siano gestiti in maniera diversa, da chi la crisi la vive giorno dopo giorno, non da chi l’ha provocata.
Il caso del nostro territorio è forse emblematico. La Dolciaria srl (ex montebovi) annuncia nuovi licenziamenti. L’Asp di Ciampino, dichiara lo stato di crisi e la volontà di privatizzare i propri servizi, tra cui gli asili, rischiando di lasciare per strada 30 lavoratori. A Cisterna la findus annuncia 99 nuovi licenziamenti che seguono i 160 dell’anno scorso. Temporaneamente sventati i licenziamenti alla Fiorucci, dove la nuova proprietà avrebbe voluto mandare a casa oltre 250 lavoratori.
Mentre il tessuto produttivo del nostro territorio si avvia ad essere smantellato, rimane alto il rischio che Cerroni ottenga 400 milioni di euro per la costruzione dell’inceneritore di Albano e che tanti imprenditori ottengano finanziamenti pubblici per la costruzione di impianti a biogas.
Crediamo che i due fatti non siano scollegati tra loro. Il lavoro non rende più come una volta, quindi l’ambiente è diventato da tempo la nuova frontiera del profitto privato, come sempre coperto e aiutato da una classe politica complice. Le discariche, gli inceneritori, la turbogas, l’alta velocità dimostrano proprio questo.
La partita sull’inceneritore si gioca ormai sulla questione dei fondi pubblici. Fino a settembre i burocrati del Ministero dello Sviluppo Economico hanno detto che si può stare tranquilli che quei soldi non verranno dati a Cerroni.
Intanto però il Consiglio di Stato ribalta per l’ennesima volta una decisione del TAR e permette di sversare di nuovo i rifiuti romani a Roncigliano e negli altri siti della Provincia di Roma. Intanto la chiusura di Malagrotta viene prorogata per l’ennesima volta.
Non crediamo ci si possa più fidare di quelle istituzioni che senza grosse differenze di colore politico hanno promesso tanto ma mai mantenuto. E soprattutto non ci si può fidare di funzionari di un Ministro di uno dei peggiori governi che la storia recente ricordi. Un Governo che nel cosiddetto Decreto del Fare ha tentato di salvare i più grandi inquinatori di questo paese, colpendo la già debole legislazione sulle bonifiche.
L’unica alternativa può partire dalla consapevolezza che la questione discarica e inceneritore non riguarda solo chi abita accanto al VII invaso. Riguarda tutti quelli che su questo territorio e non solo vivono quotidianamente questa crisi. Studenti che vivono in scuole sempre più fatiscenti, precari che non ottengono lavori se non a condizione di regalarsi al padrone di turno, lavoratori e lavoratrici sull’orlo della disoccupazione senza nessuna prospettiva, donne che vedono chiudere i consultori con la scusa della mancanza di soldi.
Sono questi i soggetti che devono mobilitarsi in prima persona per rivendicare una gestione diversa del territorio e dei soldi pubblici, lontana dalla speculazione sulla salute e sulle vite di tutti noi.
Questi i soggetti che devono dire che quei 400 milioni di euro sono nostri e andrebbero usati ascoltando le esigenze di chi vive questo territorio e non del Cerroni di turno.