verso la manifestazione del 16 novembre a Napoli #FiumeinpienaStamattina comitati e realtà sociali attive contro discariche e inceneritori nel Lazio hanno dato vita a un’azione dimostrativa sotto gli uffici del Commissario Speciale all’emergenza rifiuti della Regione Lazio Goffredo Sottile.Gli attivisti hanno depositato davanti all’ingresso dell’edificio di Via Cavour 6 alcuni sacchi di spazzatura e srotolato uno striscione con la scritta “Gestione Emergenziale? Ci rifiutiamo!” per manifestare la propria opposizione alla gestione emergenziale dei rifiuti e al modello di smaltimento basato su discariche ed inceneritori e sostenere la manifestazione di sabato 16 novembre a Napoli, StopBiocidio #fiumeinpiena, che porterà in piazza cittadini e comitati di tutta la Campania e di altre regioni impegnati in difesa della salute e dei territori. Alla fine dell’azione simbolica, che si e’ svolta in maniera pacifica, una decina di attivisti sono stati strattonati e identificati dalle forze dell’ordine. Una delegazione ha poi incontrato il Commissario Sottile. Un breve report dell’incontro è riportato qui di seguito.
Di seguito le foto del flash mob, e i due comunicati stampa diffusiComunicato diffuso dopo l’incontro con il Commissario Sottile:Il Commissario Sottile incontra gli attivisti dopo il flash di stamaniGestione emergenziale: Ci rifiutiamo!“Roma deve ringraziarmi: ho chiuso Malagrotta e sono un po’ ambientalista”In seguito all’azione dimostrativa realizzata questa mattina presso la sede del Commissario Straordinario all’emergenza Rifiuti in Lazio Goffredo Sottile, durante la quale alcuni sacchi di spazzatura sono stati depositati nell’androne del palazzo per manifestare contro la gestione emergenziale dei rifiuti nella regione, si è tenuto un incontro tra il Commissario Sottile e una delegazione degli attivisti delle realtà sociali attive nel Lazio sul tema dei rifiuti.Durante l’incontro i rappresentanti dei comitati e delle organizzazioni sociali hanno espresso le loro riserve rispetto al modello di gestione emergenziale dei rifiuti, caratterizzato dall’accentramento di poteri e dalla possibilità di derogare per decreto alle normative vigenti in tema di rifiuti, bypassando ogni procedura di partecipazione cittadina. Tutt’altra la percezione rispetto al tema di Sottile, secondo cui il commissariamento rappresenterebbe “un presidio di democrazia. Dovrebbero istituire il commissariamento preventivo per evitare emergenze: gli enti preposti non funzionano, il commissario ripristina una situazione di normalità”. Vale a dire: data l’incapacità delle istituzioni pubbliche, tanto vale ricorrere direttamente a stati di eccezione.La delegazione ha poi chiesto che venga garantito il coinvolgimento delle comunità locali nel disegno della politica di gestione di rifiuti attraverso l’apertura di un tavolo di confronto. La richiesta ha incontrato l’indisponibilità del Commissario.Rispetto alla strategia immaginata per la gestione rifiuti del Lazio oltre la cosiddetta emergenza, Sottile ha dichiarato: “Io ho chiuso Malagrotta, dovreste ringraziarmi anziché essere ingrati perchè sono una brava persona, oltre che un po’ ambientalista. Prima che assumessi l’incarico a Roma i rifiuti venivano smaltiti tal quale, adesso invece vengono trattati. Ho risolto il problema nell’unico modo possibile al momento: portare il rifiuto trattato fuori regione.” Sottile ha chiarito inoltre che le ipotesi di stoccaggio di rifiuti a Falcognana e a Cupinoro non sono archiviate ma restano, come opzione emergenziale, qualora cioè sorgessero problemi relativi al trasporto dei rifiuti del Lazio fuori regione. La delegazione ha sottolineato in tal senso che questa soluzione equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto, il che è ben lungi da una risoluzione reale della problematica.Di fronte alla domanda posta dagli attivisti circa i risultati del ERAS Epidemiologia Rifiuti Ambiente e Salute, che hanno messo in luce gli impatti sulla salute degli impianti di smaltimento, il Commissario ha affermato che “i dati del rapporto sono tutti da verificare e che i termovalorizzatori siano nocivi è tutto da dimostrare”.In definitiva l’incontro ha confermato l’inesistenza di una strategia di lungo termine basata su riduzione a monte, differenziata tramite porta a porta spinto, riuso e riciclo; ha confermato l’indisponibilità da parte dell’ufficio del Commissario straordinario a processi di coinvolgimento popolare delle comunità impattate e la sostanziale subordinazione della gestione dei rifiuti a logiche che nulla hanno a che vedere con la tutela del territorio e la difesa della salute delle comunità locali.Comunicato diffuso durante l’azione:“Emergenza rifiuti” è un concetto fuorviante che nasconde l’incapacità delle amministrazioni locali di gestire il ciclo dei rifiuti secondo logiche virtuose: riduzione alla fonte, riciclo, compostaggio, porta a porta. La chiusura della più grande discarica di rifiuti tal quale d’Europa, Malagrotta, avrebbe dovuto rappresentare la fine di un modello di gestione del ciclo dei rifiuti insostenibile, non l’inizio di un’emergenza. La prassi consolidata dell’accentramento di pieni poteri nella mani di un commissario speciale (nel caso del Lazio, Goffredo Sottile) si è tradotta poi nella possibilità di derogare alle normative ambientali, favorendo interessi economici ormai consolidati nella gestione dei rifiuti.Nel frattempo, le dinamiche di sacrificio dei territori della provincia di Roma costretti dalle decisioni commissariali ad accogliere l’enorme quantità di rifiuti proveniente dalla capitale, hanno dato vita alle lotte delle comunità locali contro le devastazioni ambientali e la messa a repentaglio della salute. L’opposizione all’inceneritore di Albano, alla discarica di Cupinoro e a quella di Falcognana, lo stato di emergenza ambientale di Colleferro e della Valle del Sacco, la situazione della stessa area di Malagrotta per cui andrebbe avviato un serio percorso di bonifica e riqualificazione sotto controllo popolare, le preoccupanti notizie riguardanti lo sversamento di rifiuti tossici nelle province di Latina e Frosinone, testimoniano le dimensioni del disastro ambientale laziale e del rischio sanitario ad esso connesso. Solo per citare un esempio, lo studio ERAS della Regione Lazio evidenzia un anomalo incremento di tumori ed altre malattie nelle popolazioni che vivono nel raggio di 5km da discariche e inceneritori.
Per questo ha senso anche nel Lazio, come sta avvenendo in Campania, parlare di Biocidio per indicare che di rifiuti e attività industriali inquinanti ci si ammala.
In tal senso, la manifestazione del 16 novembre a Napoli, alla quale parteciperanno da Roma attivisti delle diverse realtà locali attive sul tema dei rifiuti, rappresenta l’opportunità di costruire un’opposizione unitaria al sacrificio dei territori e l’avanzamento di modelli alternativi di gestione dei rifiuti e dei territori stessi.”
dal Lazio alla Campania #StopBiocidio
Leggi appello e adesioni:Stop Biocidio Lazio: verso un percorso regionale di mobilitazione in difesa del diritto alla salute
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