Dopo gli arresti di Gennaio del re dei rifiuti di Roma, l’avv. Cerroni, la domanda sorge spontanea, dove stanno andando i nostri rifiuti? Gli impianti di Cerroni sono sotto sequestro, ma a colpi di ordinanze si sta continuando a sversare rifiuti non trattati dentro le sue discariche. Il Prefetto tra Febbraio e Marzo ha emesso per interdittiva antimafia il divieto di utilizzo degli impianti Co.la.ri, a loro volta superate dalle ordinanze dei sindaci. Prima il Sindaco di Roma Marino e poi il Sindaco di Albano Marini, hanno emesso ordinanze dove ordinano alle ditte di servizio raccolta rifiuti di continuare ad utilizzare gli impianti di Cerroni. Tutto questo svela quanto le azioni delle amministrazioni pubbliche non abbiano alcuna capacità di iniziativa autonoma e indipendente. Cerroni era il capo incontrastato di un sistema . Oggi i protagonisti di quel sistema fortunatamente sono inchiodati alle loro responsabilità per i danni economici e ambientali provocati ai nostri territori. Eppure continuano a condizionare le azioni delle amministrazioni pubbliche in barba ad ogni norma a difesa della salute pubblica. Cerroni, a fine marzo, dai domiciliari ha addirittura inviato una lettera all’Ama invitandola a saldare quanto gli deve altrimenti avrebbe chiuso lui gli impianti di Malagrotta e Rocca Cencia. Come dire, il ricatto continua.
La Regione Lazio ancora non ha predisposto un nuovo piano regionale dei rifiuti. Intanto Zingaretti ha regalato una bella ordinanza dove permette a LazioAmbiente di continuare a sversare i “rifiuti tal quale”, quindi non trattati, nella discarica di Colle Fagiolara, nella Valle del Sacco.
Sul nostro territorio ancora stenta a partire la raccolta differenziata. Anzi all’orizzonte si intravede un nuovo commissariamento con requisizione degli impianti della Colari. Così tutto proseguirà come prima con la sola differenza che al posto di Cerroni ci sarà un nuovo Commissario.
Questa strada già intrapresa da diversi anni ormai, ha solo prodotto un sperpero di denaro pubblico, due Commissari sotto indagine, Marrazzo e Sottile ma soluzioni zero in tema di tutela ambientale.
Il fallimento di queste decisioni furono segnalate anche dalla Corte dei Conti verso la fine del 2007.
Nel Lazio già dal 2000 al 2004 furono spesi 3.171.593 euro, per consulenze e nuovi impianti. Inoltre la Corte dei Conti rilevò, entrando nel merito della gestione integrata, che «la riduzione della produzione dei rifiuti è stata spesso ignorata e comunque mai ritenuta come strategia prioritaria» e al tempo stesso ricordò che negli anni di commissariamento «il gap nella percentuale della raccolta differenziata con la media nazionale si è addirittura aggravato, e questo nonostante il profluvio di risorse dedicate allo sviluppo della stessa».
Ancora una volta si confermano come uniche soluzioni possibili per uscire da questo sistema speculativo, le proposte nate dal basso dai movimenti ambientali contro discariche e inceneritori. Gestione pubblica partecipata, riduzione, riuso e riciclo, chiusura e bonifica delle discariche, raccolta differenziata porta a porta. Basta impianti che bruciano rifiuti, che siano inceneritori o impianti biogas. Fermare il biocidio subìto dei territori del Lazio, risarcire chi finora ha pagato a livello sociale ed economico.
Solo su questi assi potrà muoversi un vero piano regionale dei rifiuti in grado di tutelare salute e ambiente.
Per questo continueremo a batterci!