Un anno fa per le strade di Albano le popolazioni dei Castelli Romani scendevano in piazza per ribadire il loro ennesimo NO all’inceneritore di Roncigliano.
Un’opera inutile che non risolverà il problema dei rifiuti.
Un’opera dannosa che andrà ad avvelenare l’aria di un territorio già devastato da una discarica vecchia di quarant’anni e dalla cementificazione ipertrofica che ha devastato i boschi ed imputridito le acque.
Uno sperpero di denaro che vedrà destinare 400 milioni di euro agli interessi degli speculatori privati mentre echeggiano i mantra dell’ideologia liberista (sostenuta dall’intero arco costituzionale) che vogliono imporre l’eliminazione dei servizi essenziali e dello stato sociale con la scusa “che non ci sono
soldi”.
Una grande manifestazione che, tornata a Piazza Mazzini, ha subito un’aggressione ingiustificata dalle forze dell’ordine che hanno lanciato anche una caccia all’uomo all’interno di Villa Doria ferendo una passante. L’ennesima dimostrazione muscolare contro un movimento popolare che non accetta di subire passivamente le decisioni di chi vuole fare profitto su ambiente e salute.
L’operato delle forze dell’ordine non era però terminato: mentre i manifestanti tornavano alle loro case sono iniziati i rastrellamenti per la città. Un gruppo di attivisti, pedinato dalla DIGOS, è stato fermato in Via Aurelio Saffi per l’identificazione. Dopo aver spontaneamente dato i documenti, gli agenti hanno palesato la volontà di trattenere un giovane compagno minorenne di Genzano, accusandolo di aver ferito un poliziotto. Subito i suoi amici ed i cittadini di Albano hanno cominciato a protestare contro questa misura vessatoria, trovandosi di fronte al muro di gomma opposto dalle forze dell’ordine che hanno fatto chiudere le strade da 4 camionette, due volanti e richiesto l’intervento del reparto celere, riuscendo infine a portare via il
giovane compagno.
Immediatamente una trentina di compagni, tutti militanti del Coordinamento contro l’Inceneritore di Albano, hanno dato il via ad un presidio pacifico sul marciapiede vicino al locale commissariato, ritrovandosi per tutta risposta nuovamente accerchiati dal reparto celere che ha sigillato per più di due ore la via Appia, identificando (e riprendendo) i presenti e portando in commissariato chi era senza documenti. Solo in tarda serata c’è stato il rilascio dei solidali, mentre il minorenne arrestato è stato trasferito in una Casa Famiglia poichè non era riscontrabile la flagranza di reato e perchè la polizia non è stata in grado di fornire al giudice la “prova schiacciante” (un video) che incolperebbe il ragazzino.
Una città militarizzata, una gestione di piazza spesso schizofrenica con funzionari impreparati o con ordini contraddittori, un utilizzo sproporzionato del numero di agenti e della forza anche per gestire normalissime dinamiche di piazza. Si può dire che ad Albano è stato svelato il vero volto di un Governo “tecnico” che di fronte al dissenso sociale ha come unica linea di condotta
quella della violenza e della repressione poliziesca.
Un anno dopo la situazione è di altri 18 compagni denunciati per aver difeso la propria terra dalla furia speculativa protetta dalla sbirraglia.
Arresti, denunce e repressione non ci fanno paura ma ci rendono consapevoli della nostra forza, della nostra complicità, della nostra lotta.
27/01: Presentazione di “Rivoluzioni Violate”
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