Corrono i tempi dell’informatizzazione e del deserto culturale, siamo passati dai giornali e dalle riviste agli spottini su Facebook e a un quantomeno dubbioso rapporto con lo scritto virtuale. Nel frattempo i processi di concentrazione industriale e di omologazione culturale nel settore dell’editoria cartacea, vedi la fusione tra Mondadori ed RCS, e di quella on-line, vedi lo spadroneggiare di Amazon, mandano al macero un valore culturale piuttosto imbarazzante. In quest’attacco sfrenato i primi obiettivi risultano la cultura popolare e quella critica, soprattutto se le intendiamo nelle loro accezioni più genuine: la prima come insieme di saperi, valori e competenze scaturiti dal basso, la seconda come capacità di analisi ed elaborazione autonoma; esse vengono sempre più attaccate e marginalizzate a colpi di internet, urbanizzazione e liquefazione di ogni forma di contenuto.
Una sorta di filosofia fast-food sembra invadere pressoché ogni ambito dell’agire umano, come il marketing (nelle sue varie forme e derivazioni) monopolizza pian piano le molteplici forme dell’agire sociale. Toccare con mano una qualsiasi opera «vissuta» (cioè con un contesto definito, e che punti a formare un contenuto e quindi a produrre relazione) è oggi una cosa più rara della neve a luglio, sebbene di solito un tale lavoro lasci più il segno su chi la fruisce, al contrario di come avviene nelle produzione frenetiche e insensate dell’editoria moderna. Gli scaffali delle librerie sembrano delle tavolate di commensali, continuamente riapparecchiate e dunque continuamente declassate rispetto al proprio potenziale culturale.
Il nostro progetto di biblioteca popolare nonché l’ editoria indipendente stessa nascono precisamente con lo scopo della riappropriazione di certi contenuti ma anche per aprire un percorso diverso su come si producono, commerciano e fruiscono i beni culturali.
Dunque questi percorsi non hanno come obiettivi soltanto evitare sprechi e raccogliere specifici elementi ma soprattutto di valorizzare il potenziale culturale per renderlo accessibile e condiviso. E’ così che nasce l’ iniziativa del NO MACERO, e la nostra voglia di portarla anche a Genzano. Oltre all’ iniziativa in sé, che permetterà di acquistare a prezzi popolari molti titoli già nell’oblio delle grandi librerie, verrà presentato il catalogo della biblioteca e il progetto di Doc(k)s, che oltre a questo tipo di iniziativa si muove come una rete ben più allargata che mette in campo un modo di diverso di gestire il commercio dei libri e dei valori culturali in generale.
Dalla socializzazione e condivisione di un libro, alla condivisione di uno spazio, fino alla realizzazione di fiere, spettacoli e iniziative varie queste reti rendono vivibile e accessibile il mondo della cultura, ristretto altrimenti a delle elite economico-sociali, come ovviamente rendono vivibili anche molti spazi urbani, altrimenti colonizzati soltanto dai cosiddetti non luoghi (centri commerciali, grandi catene di negozi etc..). Invitiamo dunque tutt* a sostenere questi progetti e parteciparvi attivamente, per contrastare l’avanzata inarrestabile della gentrificazione che sta riducendo la cultura (e le nostre vite) a niente di più che merce, se non carne da macello.
Ne discuteremo a Genzano il prossimo 27 novembre alle ore 18 presso i locali della Biblioteca Popolare “Assata Shakur”, in via della Costarella 19.
27/01: Presentazione di “Rivoluzioni Violate”
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