Ciò che va fatto è educare gli uomini

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Il tema del femminicidio negli ultimi tempi ha riscosso molto successo.Trasmissioni, campagne pubblicitarie e addirittura leggi che si sono schierate a tutela della donna, del suo corpo e della sua libertà. Ma cosa è cambiato? Quello che è successo per le strade di Albano Laziale qualche settimana fa e quello che accade ogni giorno, purtroppo, tra le mura domestiche, nei posti di lavoro, per strada, in realtà non fanno altro che smentire tale “ventata di civilizzazione”. Perché? Continua a leggere

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Si all’accoglienza, no al business!

A seguito dei gravi episodi accaduti in Europa e data l’ondata xenofoba promossa dalla destra razzista di Salvini e di altri suoi pari, sentiamo il bisogno di un momento di riflessione su quanto sta accadendo in questo periodo. Continua a leggere

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La calda estate della devastazione ambientale

L’estate sembra essere il periodo migliore per far passare pesanti provvedimenti che vanno contro gli interessi della popolazione: Job’s act, Sblocca-Italia e la Buona Scuola sono solo alcuni recenti esempi.
Lo scorso 29 giugno, infatti, il governo ha approvato 4 decreti attuativi dello Sblocca-Italia (ricordiamo che era stato già pubblicato un piccolo approfondimento). Continua a leggere

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Ai Castelli nessuno è straniero

Nonostante i tentativi di alcuni partiti xenofobi di mettere in scena allarmismi contro l’immigrazione, la risposta che viene data dall’ultima iniziativa ai Castelli Romani è forte e chiara: il nostro territorio è solidale e antirazzista. A dimostrarlo non è stato solo il numero dei partecipanti, ma anche il tipo di relazioni che sono state costruite nella giornata.
La trentina di rifugiati, che tutt’ora si trovano alloggiati presso l’istituto di Pia Marta a Cecchina, giovedì 23 luglio sono stati i protagonisti di un’iniziativa che ha permesso a tutti gli invitati di conoscere parte delle loro culture. Numerosi piatti tipici e musiche si sono alternate tutto il giorno, intervallati soltanto da un momento di dibattito, che nel complesso hanno permesso un’integrazione sincera e dal basso, che non è cosa da poco visto il clima di odio di questi tempi. Continua a leggere

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23/07: Aperitivo Meticcio a Genzano

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PER LA LIBERTÀ DI MOVIMENTO

PER UN’ACCOGLIENZA DIGNITOSA

CONTRO IL RAZZISMO

APERITIVO METICCIO__23 LUGLIO ALL’OASI (GENZANO)

Viviamo in un paese strano. Dopo anni di crisi e di politiche di austerità che continuano ad abbattersi contro chi lavora, contro i giovani precari e disoccupati, contro gli studenti, politiche che distruggono i servizi sociali e sperperano denaro pubblico a favore di lobby e di grandi gruppi finanziari, qualcuno sembra aver trovato la causa di tutti i mali: i migranti, persone che fuggono da guerre, persecuzioni e miseria e rischiano la vita per arrivare in Europa alla ricerca di una vita dignitosa.

La speculazione politica che quotidianamente viene fatta sulla loro pelle per cercare consenso diffondendo paure e timori infondati è responsabilità di chi governa, di chi aspira a farlo e dei media nostrani. Tutti a braccetto oramai nel diffondere un clima di odio e allarmismo con l’obiettivo di distogliere l’attenzione dai veri responsabili della crisi, aumentare il consenso e scatenare una vera e propria guerra tra poveri che fa comodo a molti.

Combattere questa retorica razzista che giorno dopo giorno viene propinata non è facile, ma neanche impossibile.

Per farlo abbiamo organizzato un aperitivo meticcio, un momento di socialità che rompa dal basso le retoriche razziste che ormai sembrano aver ingabbiato questo paese. Un momento di incontro tra persone di diversa provenienza che smonti pezzo per pezzo i discorsi xenofobi che si fondano prima di tutto sulla non conoscenza e sulla paura del diverso. Un aperitivo per ricordarci che una volta i dannati della terra che scappavano da fame, miseria e guerra eravamo noi e che le speranze, i sogni, le vite dei migranti di oggi, sono le stesse dei nostri nonni e dei tanti italiani sparsi per il mondo.

Un aperitivo per dire che IL NOSTRO TERRITORIO E’ SOLIDALE E ANTIRAZZISTA e saprà accogliere quanti nei prossimi mesi saranno ospitati ai Castelli Romani.

Oltre agli studenti delle scuole di italiano per stranieri di Genzano, ospiteremo i richiedenti asilo del Centro di accoglienza di Ariccia, i ragazzi di Barikamà e il loro progetto di autoproduzione di yogurt nato in seguito alle rivolte di Rosarno, e i ragazzi dell’Atletico Pop United, squadra di calcio formata dai richiedenti asilo di Nettuno che tramite il calcio cerca di superare pregiudizi e razzismo.
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Meglio un salto nel vuoto che uno nel nulla

di Marco Bertorello e Danilo Corradi (Communia Network)

Quello che è accaduto in Grecia costituisce un giro di boa nella nostra storia. Come spesso accade in un breve lasso di tempo si chiariscono cose ferme da molto. Il doppio passaggio referendum-accordo avvenuto nell’arco di una settimana deve essere letto insieme. Da un lato la volontà popolare a dire No (Oxi) all’Europa, nonostante le fortissime pressioni e, soprattutto, le lunghissime code ai bancomat, e dall’altro un accordo che in sostanza risulta peggiore di quello respinto con il referendum stesso. Un accordo che ha un valore economico e dunque drammaticamente materiale, ma anche, e forse soprattutto, un valore politico. Continua a leggere

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Cittadinanza, popolo e classe hanno invaso il territorio dell’élite

di Lidia Cirillo (Communia Network)

Oxi! No! Malgrado la campagna di terrore che ha preceduto il referendum, più del 61% dell’elettorato ha votato contro il piano dei creditori internazionali, BCE e Fondo Monetario Internazionale, a cui era stato trasferito il debito greco per salvare gli istituti di credito tedeschi e francesi. I giovani hanno dato un contributo decisivo alla vittoria: il 37% degli over 55 e il 67% delle persone nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni hanno votato per il no. Le ragioni sono ovvie, ma il dato merita una forte sottolineatura, che aiuti a comprendere di che cosa il risultato del referendum davvero ci parli. Molti, amici e nemici del governo greco, temevano o speravano la vittoria del sì. In modo particolare la direzione politica della Germania e le istituzioni europee, che nel referendum avevano visto l’insperata occasione di liberarsi di Syriza. Non è andata così e bisognerebbe aver chiaro che cosa questo significhi, per evitare sia di banalizzare il risultato in vista dei gravissimi problemi del presente e del futuro prossimo, sia di non vederli in nome dello straordinario risultato.

Chi avesse avuto voglia di passare la notte del 5 luglio, saltando da un canale all’altro per ascoltare i commenti, avrebbe goduto di un istruttivo spettacolo. Notabili di partito, giornalisti al soldo ed economisti scriteriati hanno dato il meglio di sé in quanto ad attitudine alla menzogna o pura e semplice incapacità di spingere lo sguardo oltre la punta del proprio naso. L’insonne sarebbe stata colpit@ soprattutto dalla ripetizione. E’ probabile che con l’aspettativa dell’affermazione del sì non abbiano fatto in tempo ad aggiornare gli argomenti, che l’esito del referendum ha reso lisi come abiti troppo usati, indossati in una ricorrenza che avrebbe richiesto qualche capo nuovo. Insomma, i Greci hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità, possono accedere a laute pensioni poco più che adolescenti e pretendono di vivere a sbafo a spese degli altri 18 popoli dell’eurozona. Ma il mantra dominante e più diffuso attribuisce la crisi della Grecia al nuovo governo: seguendo i buoni consigli delle istituzioni europee, l’economia greca aveva ricominciato a crescere, quando un governo irresponsabile ha deciso di precipitarla nella disperazione e nella miseria. Anche i canali che di solito per decenza lasciano spazio a voci critiche, hanno dato l’impressione di avere elevato un muro che impedisse ad altre voci di passare.
Tra gli elementi che spiegano le prime reazioni non c’è solo il servilismo nei confronti dei mercati finanziari, ma anche un meccanismo di autodifesa. I successi elettorali di Syriza e di Podemos avevano già rappresentato l’apertura di un nuovo orizzonte rispetto a quello dell’ossequio universale al liberismo. L’ottusa convinzione che non esistano alternative alla sottomissione ai mercati finanziari si infrange sulla realtà: emerge un’altra sinistra capace di resistere a suo modo alla troika, conquistando consensi e spazi. La novità consiste nella rottura di uno stereotipo consolidato che dagli anni Settanta del secolo scorso ha regolato i rapporti tra quelle che venivano chiamate le “due sinistre”. L’una maggioritaria, capace di sporcarsi le mani, ottenendo così ciò che era realistico sperare e possibile ottenere; l’altra minoritaria e testimoniale, incapace di raccogliere i consensi elettorali necessari a contare qualcosa che andasse oltre l’etica, l’estetica e una ridotta capacità di pressione. Ciò che l’ex-sinistra dovrebbe più di ogni altra cosa temere, è di subire la stessa sorte dei partiti liberali dei primi due decenni del secolo scorso. Essi divennero a un certo punto strumenti inservibili a garantire il consenso o la rassegnazione dei sudditi, a vantaggio di partiti di classe, rivoluzionari o riformisti o di formazioni politiche di destra aggressive e militanti. La storia si ripete? No naturalmente, ma le dinamiche sociali hanno proprie logiche e quelle logiche sono caratterizzate anche da costanti.

Il breve discorso di Tsipras, quando le dimensioni della vittoria sono state chiare, mostra la consapevolezza che la posta in gioco non è solo greca e che Syriza deve ora misurarsi con la dimensione europea della critica. Il 3 luglio Repubblica ha intervistato Thomas Piketty, docente di economia alla Paris School Economics e autore di un testo assai citato “Il Capitale del XXI secolo” (2013). Nell’intervista Piketty, oltre a pronunciarsi per il no ma a temere il sì, rivolge al capo del governo greco la critica di non aver saputo comunicare che si trattava per trovare soluzioni per tutta l’eurozona e non solo per la Grecia. Dopo il referendum Tsipras ha rilanciato proprio su questo terreno, cioè sull’esigenza di riarticolare il debito di tutti per tutti. E questo è proprio ciò che la troika e i partiti ossequienti vogliono evitare, come vogliono evitare anche qualcosa d’altro che il referendum ha messo invece a rischio. La cosa riguarda le modalità e i siti delle decisioni più importanti per la sopravvivenza di una comunità. E’ noto e stradetto (ma non è una buona ragione per non dirlo ancora) che in Europa i luoghi delle decisioni e del potere reale si sono collocati in zone umbratili del tutto al riparo dall’opinione popolare e dai suoi tradizionali strumenti di partecipazione. Se è utile ricordare che la sostanza della democrazia liberale è in ultima analisi questa, non serve ridurre a uno ciò che è molteplice e a semplice ciò che è invece complesso. La democrazia liberale ha come minimo due facce, una quando subisce la pressione di un movimento che organizza e politicizza i settori popolari subalterni organizzati in classe. L’altra quando questa pressione viene a mancare per fenomeni di depressione o di frammentazione oppure perché il potere si è reso scarsamente visibile. L’Europa delle banche si è imposta non solo ma anche, sottraendosi a ogni forma di controllo, anche se parziale o in gran parte illusorio. Si potrebbe dire, utilizzando le tre categorie che costituiscono il 61% dell’oxi, che con il referendum cittadinanza, popolo e classe hanno invaso per un momento il territorio riservato alle élites di potere e ne hanno provocato fibrillazioni e inquietudini.

Qualcosa di importante è quindi accaduto. Eureka, come titola stamattina Il Manifesto; oxi! Oxi! Come ha gridato ieri sera piazza Sintagma. Ma i nodi da sciogliere sono per il governo greco particolarmente stretti. Anche se Tsipras ostenta ottimismo, che l’accordo con le istituzioni europee sia dietro l’angolo è tutto da dimostrare. Anzi le prime reazioni lascerebbero pensare il contrario. Il vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel (Spd) dice che Tsipras ha rotto ogni possibilità di compromesso, mentre Martin Sculz, presidente dell’europarlamento, parla di aiuti umanitari alla Grecia. Non è ben chiaro che cosa questo significhi. Significa che il popolo greco sarà messo a tal punto in mutande da aver bisogno di latte per i bambini e tende per gli ammalati, come i più poveri del mondo colonizzato? A mettere in mutande la Grecia del resto ci ha già provato la BCE, chiudendo i rubinetti della liquidità al suo sistema bancario. Abbiamo spesso e opportunamente criticato la pratica di soccorrere le banche con i soldi dei contribuenti, ma con la vicenda greca si verifica che la troika può fare persino di peggio. Vale a dire non soccorrere il sistema bancario di un paese che decide di mettere in ginocchio. Intanto la polizia greca controlla supermercati e banche per il timore di assalti e le banche prevedono di non poter consentire nemmeno i prelievi quotidiani di 60 euro. E tuttavia non è affatto detto che la trattativa non riprenda. Una Grecia lasciata senza altra alternativa che scelte radicali, per le quali la maggioranza di Syriza non sarebbe vocata, è politicamente forse più pericolosa di una Grecia a cui finalmente sia concessa la ristrutturazione del debito che le era stata promessa. I dirigenti europei avevano infatti promesso che si sarebbero impegnati per una ristrutturazione del debito greco, quando il paese fosse stato in una situazione di avanzo primario del bilancio statale. Questo risultato è stato raggiunto nel 2014, ma l’impegno non è stato mantenuto ed è stata questa una delle ragioni della caduta del governo Samaras.

Ciò di cui oggi dovremmo discutere non è quel che accadrà nel prossimo futuro, anche perché molto presto ce lo diranno i fatti. E nemmeno che cosa dovrebbe fare Syriza. Dobbiamo chiederci come prima cosa in assoluto che cosa possiamo fare noi per la Grecia e in ultima analisi per noi stess@. La partenza per Atene di una pattuglia di rappresentanti di ceto politico nostrano e gli entusiasmi per il risultato non possono farci dimenticare che troppo poco è stato fatto in Italia finora, mentre da tempo l’esigenza di mutuo soccorso bussa alle nostre porte.

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NO! No all’accordo – Che cessino i negoziati

bannerA seguito dell’annuncio da parte del governo greco di SYRIZA-ANEL pubblichiamo il comunicato diramato dal comitato centrale dell’Organizzazione dei comunisti internazionalisti di Grecia – Spartaco (OKDE-SPARTAKOS), sezione ellenica della Quarta Internazionale ed organizzazione federata nella Coalizione della Sinistra Anticapitalista per il Rovesciamento (ANT.AR.SY.A.). Continua a leggere

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Una cronistoria del massacro sociale in Grecia

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Proprio nell’aprile del 2010 il declassamento dei titoli del debito pubblico greco a junk bonds, ossia a titoli spazzatura, creò un forte allarme all’interno dei mercati finanziari. Ciò spinse i paesi dell’Eurozona ed il Fondo Monetario Internazionale ad approvare il primo bailout plan, ossia piano di salvataggio, consistente in un prestito di 110 miliardi di euro in 3 anni subordinato alla realizzazione di alcune politiche di austerità. Continua a leggere

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L’expo nell’era Renzi.

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È già passato un mese dall’inaugurazione dell’evento degli eventi: lExpo di Milano, la grande vetrina globale del cibo. Il Governo Renzi ha fatto un grosso investimento di immagine sull’esposizione universale: nella narrazione del governo degli hashtag, la riuscita dell’expo deve costruire quell’immaginario per cui l’Italia è in ripresa, rinnovata e pronta alla sfide della competizione economica globale. Continua a leggere

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RIMAFLOW VUOLE VIVERE E deve vivere adesso! Il tempo dell’attesa è finito

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La Ri-Maflow è una cooperativa di operai e operaie di Trezzano sul Naviglio (Milano), fino al 2012 sede di Maflow, azienda del settore automotive che contava utili, commesse e stabilimenti in tutto il mondo. Alla sua chiusura, gli operai non si sono arresi e hanno deciso di occupare lo stabilimento, iniziando una nuova storia, fatta di autogestione e democrazia. Hanno alzato lo sguardo verso le esperienze delle Fabbriche Recuperate argentine o del Movimento Sem Terra brasiliano: “occupare, resistere e produrre” è diventato anche il loro motto.

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Strasburgo: annullato confronto su #TTIP. Stop TTIP Italia “la mobilitazione continua”

strasburgomep5Dopo che la spaccatura tra i Socialdemocratici, merito della mobilitazione della società civile, ha fatto slittare ieri il voto della Relazione Lange sul TTIP, a data da destinarsi, il dibattito sul Trattato transatlantico di stamane a Strasburgo è stato annullato tra le proteste di alcuni eurodeputati che hanno indossato le t-shirt della campagna Stop TTIP Italia

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Un, due, tre…Stella!

11147875_1153972624628923_6330617170715190434_nOggi il comitato di accoglienza antifascista dei Castelli Romani è assai triste nel dovervi annunciare la mancata, sebbene annunciata, partecipazione dei  cinque prodi militanti di Forza Nuova di Albano Laziale ad una manifestazione di piazza sotto l’Hotel Primus di Genzano di Roma. Continua a leggere

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18 Maggio: Contro ogni razzismo, contro Forza Nuova a Genzano.

Razzisti, xenofobi, derivati dell’Msi e neo-fascisti del terzo millennio dovrebbero sapere che a Genzano non sono mai stati i benvenuti. Continua a leggere

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14 dicembre 2010: la piazza è del popolo!

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Il 23 giugno è prevista la sentenza per gli imputati del processo sul 14 dicembre 2010. A Roma parte la campagna di solidarietà “La piazza è del Popolo”, il 15 maggio assemblea pubblica all’Università La Sapienza, facoltà di Lettere, aula 4.
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