Qualche considerazione su quanto accaduto a Pomezia e l’attuale gestione dei rifiuti

Mercoledì 17 maggio la eco x di Pomezia ha nuovamente ripreso a bruciare. Lo stesso è successo ancora il 21 maggio, a oltre due settimane dal disastro. Senza sapere ancora quali siano i reali danni che ci troveremo ad affrontare e pagare, il cielo si è tinto nuovamente di nero. Per rimpalli burocratici e di competenze fra sindaco, vigili del fuoco e proprietario dell’Eco x, inoltre, non si hanno ancora notizie della bonifica…

Ma non è tutto, perché a distanza di quasi venti giorni dal terribile incendio che ha visto protagoniste sostanze pericolose di cui ancora non abbiamo un dettagliato elenco, tetto in amianto e , materiali plastici vari, non sono ancora stati forniti i dati dell’impatto che questi inquinanti hanno avuto e avranno su aria, terreno e su di noi.

I dati forniti dall’Arpa sono lacunosi, non chiari, non parlano di tutto il nostro territorio, ma solo della zona più vicina all’incendio. Nessuna notizia delle analisi sui terreni, sulle acque, sui cibi che mangiamo. Sembra come, stando a quanto ci dicono, che un quantitativo di diossina di 700 volte superiore alla norma sia scomparso misteriosamente… Eppure la molecola della diossina non è degradabile: permane nei terreni, nell’acqua… è necessaria una bonifica profonda dell’area, come fu per Seveso negli anni Settanta.

Quello di Pomezia è solo l’ultimo capitolo di una saga che sembra non avere fine e che ha come protagonisti i nostri territori, la nostra salute e lo smaltimento dei rifiuti.

Al di là di quello che pensano i “minchioni della ramazza”, quelli che, per capirci, si ritrovano la domenica mattina davanti le telecamere a pulire aiuole, il problema dei rifiuti non riguarda un giardinetto sporco e non ha nulla a che fare con il decoro. Ha a che fare invece con la loro gestione, che da sempre ha coinvolto le amministrazioni regionali e comunali senza distinzione di colore, l’incompetenza di queste, la sete di profitto di imprenditori nostrani, fino ad arrivare a mafia capitale.

Non lo ha fatto il PD ne la destra alla regione Lazio, non lo stanno facendo i 5 stelle al comune di Roma che ad una anno dal loro insediamento non hanno neanche tentato di mettere in discussione la gestione degli ultimi 30 anni, anzi. Proprio la conferma di molti personaggi negli uffici tecnici e le loro relazioni con gli imprenditori legati al biogas, racconta la volontà di questa giunta di porsi in totale continuità con chi l’ha preceduta.

Nonostante una raccolta differenziata partita, a fatica in molti comuni della provincia, la questione rifiuti riguarda essenzialmente Roma con le sue 2700 tonnellate di rifiuti indifferenziati giornalieri e la relativa situazione di emergenza che da anni è una quotidianità.

Con una importante accelerata dopo la costituzione della città metropolitana, la provincia tutta intorno a Roma è divenuta ancor di più territorio da aggredire.

Certamente Roma , con i suoi 6 milioni e passa di cittadini è un terreno elettorale troppo importante, meglio riempire di inceneritori, discariche, impianti a biogas, strutture dove smaltire rifiuti pericolosi, la provincia. Eccezioni da questo punto di vista sono i quartieri di malagrotta, con la sua discarica più grande d’Europa, rocca cencia e salario con gli impianti di tmb. Tutti quartieri periferici. Andrebbe chiesto a coloro che, in campidoglio e alla regione Lazio decidono delle sorti di chi vive la periferia e la provincia, se ritengono che le nostre vite valgono più dei profitti.

Gli stessi che Regalano soldi pubblici per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti a privati, e incrociano le dita nella speranza che disastri come quelli di Pomezia non riguardino le giunte che di volta in volta autorizzano.

Ma a volte incrociare le dita non basta e allora il problema emerge con tutta la sua prepotenza.

Rifiuti, cementificazione selvaggia, tagli ai servizi essenziali, insomma è sempre più necessario mettere in discussione l’attuale vivibilità dei nostri territori e ripensare uno sviluppo che guardi ai nostri bisogni.

Da questo punto di vista, centrale è la questione democratica. È necessario che su decisioni che hanno effetti su territorio e popolazioni, queste ultime abbiamo voce in capitolo.

Purtroppo la tendenza a cui assistiamo è quella esattamente opposta. Un esempio in questo senso è un atto di governo a cui la regione Lazio ha dato il beneplacito in conferenza Stato-Regioni, in merito alla revisione dell’iter che porta a dare le VIA (valutazioni di impatto ambientale). La revisione oltre ad accorciare i tempi, non permetterà più ai cittadini e loro tecnici di partecipare alle discussioni delle conferenze dei servizi.

Mentre gli spazi di discussione democratica, le possibilità di negoziazione diminuiscono, i politici nostrani si limitano alle passerelle. Così, se vengono nel territorio dei Castelli, non lo fanno per rispondere del loro operato negligente (se non colluso) rispetto alla gestione dei rifiuti. Non una parola in merito è stata pronunciata da Zingaretti, che ai Castelli è passato per una visita al nuovo ospedale. Dalla “parte della salute dei cittadini del Lazio”, scriveva una esponente del PD, non accorgendosi della faccia tosta che ci vuole per festeggiare la prossima inaugurazione di un ospedale (che taglierà i presidi sanitari locali, avrà… posti letto in meno, è situato in una zona poco raggiungibile dai mezzi pubblici e decentrata), senza pensare a quanto i cittadini della zona sono stati e continuano ad essere avvelenati e intossicati dalla mala gestione dei rifiuti della stessa amministrazione.

Nei vostri comuni qualche sindaco ha affisso un manifesto per informarvi del danno accaduto, dare consigli su come gestirlo, comunicarvi dati sulla qualità dell’aria che respirate? Qualche membro delle istituzioni ha convocato un’assemblea pubblica per parlarne?

Ancora una volta il tentativo è quello di calare dall’alto progetti spesso dannosi che solo l’intelligenza collettiva è spesso riuscita ad impedire e far si che gli interessi e le istanze di sviluppo di un territorio coincidano con i bisogni delle popolazioni.

Il primo passo per riappropriarsi del potere di decidere è ottenere che servizi essenziali, e tra questi la gestione dei rifiuti, siano tolti ai privati.

Ancora, gli strumenti di partecipazione devono far si che a decidere l’allocazione delle risorse, come vengono spesi i soldi siano coloro che in questo paese ci vivono . I soldi ci sono, il punto è come vengono spesi. Ad Albano denunciammo con forza l’impiego di 400 milioni di soldi pubblici per costruire l’inceneritore. Opera al momento bloccata grazie alla decennale mobilitazione del territorio castellano, ma immaginate se quei soldi fossero stati stanziati per la sanità , la tutela del patrimonio ambientale, i consultori, la cultura. Nessun privato avrebbe mai avuto interesse ad un’opera tanto costosa quanto inutile.

Vi segnaliamo un articolo di Salvatore Altiero sull’incendio alla Eco X di Pomezia!

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/17/pomezia-lincendio-alla-eco-x-e-lassicurazione-che-non-garantisce/3589063/

 

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