Da Colleferro ad Albano: Rifiutiamoli

A quasi un anno dall’inizio del presidio permanente, che ha più volte sbarrato la strada ai camion che trasportavano i materiali utili per il revamping degli inceneritori, un nuovo corteo  ha portato in strada qualche migliaia di persone. Colleferro ha dimostrato di avere gli occhi  ben aperti in difesa della propria salute e del proprio territorio.
Come ogni anno, ci troviamo  a dover subire l’ennesimo attacco in materia di rifiuti, in nome dell’emergenza.

Le strade di Roma si riempiono di cumuli di “monnezza”, il territorio limitrofo è  costretto a subire l’imposizione di impiantistica e dell’apertura di nuove o vecchie discariche.
È notizia di pochi giorni fa, la possibilità di mandare una parte dei rifiuti romani, il CSS ( combustibile solido secondario), nelle centrali Enel di Torrevaldalica, a Civitavecchia e nei cementifici di Colleferro e Guidonia.
Un provvedimento permesso dal decreto Clini e previsto nella delibera della Giunta della Regione Lazio 199 del 2016 e ribadito dalla stessa con il DPCM del 10 agosto 2017, con il quale si intende metter mano ai tmb e usare i forni industriali per bruciare css.

Sempre la Regione Lazio, per bocca della dirigente Tosini, dichiara di voler riaprire il VII invaso della discarica di Albano per poter utilizzare i 100mila metri cubi rimanenti creando in questo modo un ponte con la discarica di Aprilia che ad oggi accoglie una parte dei rifiuti di Roma.
Insomma, la logica che muove la giunta Zingaretti continua a guardare all’incenerimento e all’interramento dei rifiuti, in piena continuità con la politica degli ultimi 30 anni.
A questo, vanno sommati i numerosi impianti a biogas contro cui si stanno mobilitando molti comitati cittadini.
Non da meno è la giunta capitolina che a due anni dal suo insediamento, continua a credere che sia sufficiente attaccare la Regione e le precedenti giunte e continuare con la stessa modalità che ha caratterizzato la gestione dei rifiuti da trent’anni ad oggi.   Con una sostanziale differenza, che dal 1974 al 2013 i rifiuti della capitale venivano interrati nella discarica più grande d’Europa, Malagrotta, mentre oggi, fortunatamente, non è  più possibile farlo.
Quello che servirebbe e che andrebbe preteso è l’avvio della raccolta differenziata a Roma, un piano regionale dei rifiuti che chiuda il ciclo. Che punti alla riduzione a monte, al riciclo e al riutilizzo, e metta a bilancio i fondi necessari per avviare bonifiche in tutti quei territori che per anni hanno subito una gestione dei rifiuti volta a far fare profitto a Cerroni e amici.

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