Chiudiamo un capitolo della nostra storia collettiva. Ci vediamo nelle strade

Nell’Aprile 2009 aprimmo la nostra storica sede a Genzano Vecchia. Da quel giorno, molti progetti hanno attraversato quel piccolo spazio che per noi è stato come una seconda casa. Un luogo di autorganizzazione e discussione, in cui abbiamo contribuito alla costruzione di lotte territoriali, ambientali, antifasciste, antisessiste. Molti i momenti ludici, a volte poco lucidi da una certa ora in poi. Lì nacque la biblioteca Assata Shakur, che oggi conta molti testi a disposizionee il progetto di serigrafia Jà. In quello spaziosi sono tenute le riunioni dei collettivi di genere e dei collettivi studenteschi che negli anni si sono susseguiti. Da sempre ritrovo per le riunioni del collettivo OpS, nato con l’occupazione del teatro comunale di Genzano. Dieci anni di vita, di cortei, di punte, riunioni, repressione e denunce, scazzi e amori, incomprensioni e lotta, le cazzate e gli errori, presidi alle 4 di notte e macchinate, colla, secchi e manifesti, punte antifa e la bara del boia, aò regà i fasci a grotta!!, gli aperitivi di sinistracritica con la neve e il microonde, occupyVILLALUSI!, gli aperitivi con le bsa per i progetti a nardò e in emilia, cerroni pezzo di merda sempre e comunque (di carlo idem – RIP), 500 miliioni per l’inceneritore non li pagamo!. E poi la polverini che ancora rosica, marrazzo e la meloni: “VERGOGNA!!”.
10 anni di lotta.

Nella nostra sede abbiamo condiviso e messo in pratica l’idea che un altro mondo è necessario, abbiamo qualche volta scazzato e fatto pace, ci siamo conosciuti e qualche volta amati, ci siamo congelati l’inverno e rinfrescati l’estate. Da li siamo sempre partiti per tutti gli attacchinaggi fatti, i volantinaggi e le punte per i cortei nazionali e locali.

A dieci anni di distanza, abbiamo deciso che è arrivato il momento di chiudere questo luogo che ci ha accompagnati e in cui siamo cresciuti. Lo facciamo contemporaneamente alla chiusura del nostro progetto politico, OPS.

Nonostante la convinzione che siamo tutt* util* e nessun* indispensabil* possiamo dire di aver fatto la nostra parte, con testa e cuore sempre in prima linea.

Non stiamo andando a casa, questo no. Le nostre condizioni materiali sono sempre sotto attacco del capitale e del patriarcato. Nonostante le vittorie ottenute sul fronte ambientale, gli attacchi al nostro territorio da parte di qualche speculatore, sono all’ordine del giorno. Senza contare che nonostante gli anni di umiliazione, l’estrema destra ogni tanto prova goffamente a riabilitarsi e noi non possiamo perdere occasione per ricordare loro che da noi non hanno mai avuto agibilità e mai l’avranno.

Dunque non ci va e non ci possiamo permettere di tornare a casa. Abbiamo deciso di chiudere questi 10 anni perchè gli strumenti di cui ci siamo dotati fino ad ora, oggi sono non più sufficienti. Abbiamo deciso, ancora una volta di rimetterci in gioco e costruire un nuovo progetto che ci permetta di continuare a contribuire ad una società in cui nessuno viene lasciato indietro.

Ci rivediamo nelle strade

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