Da Milano ad Albano contro EXPO ed inceneritori

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Expo, Eataly e Fico sono tra gli eventi che apriranno la stagione del “sostenibile, ecologico, biologico”. Eppure la caratteristica dell’Expo è di essere la prima iniziativa a tingersi del verde della green economy, con una fantomatica attenzione verso l’ecologia e la sostenibilità: ma non serve andare lontano per notare come tra gli ospiti si nascondono proprio le grandi multinazionali dell’alimentazione e del biologico che hanno seminato solo miseria e veleno.
Monsanto e Nestlé sono solo alcuni dei colossi che detengono il monopolio sulla mercificazione dei semi e sulla produzione di piante geneticamente modificate. Tuttavia non ci sono contraddizioni, come potrebbe sembrare: la green economy non fa altro che proporre uno sfruttamento intensivo dei terreni e dare sostegno ad un’agricoltura industriale che segue le regole proprio di quel mercato che schiaccia l’attività contadina, impedendo un rapporto diretto con la terra.
In altre parole propone un modello che prevede ricchezza in favore di quei pochi che ci sottraggono e che sfruttano territori, avvelenandoli in nome del profitto.
Il tutto incorniciato da un quadro di completa deregolamentazione portata dal Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli investimenti (TTIP), con cui le multinazionali potranno aggirare tutti i vincoli relativi ad ambiente, tutela dei lavoratori, sicurezza alimentare (vengono eliminate le restrizioni per gli ogm) e uso di sostanze.

Ora, l’Expo avrà un inizio e una fine, ma il modello di gestione dei territori che suggerisce andrà molto oltre la data di chiusura: esso rappresenta il simbolo di un sistema che scavalca il territorio e le sue particolarità, per far piombare sulla testa un grande evento, lontano dai veri bisogni e problemi.
In questo senso ne sentiamo il peso come se fossimo a qualche chilometro di distanza da Milano: il nostro territorio da parecchi anni sta subendo una continua opera di distruzione e sfruttamento che lo sta rendendo sempre meno verde, ma sempre più avvelenato.
Progetti di enormi cementificazioni a Santa Maria, discariche e inceneritori ad Albano e Velletri, disboscamenti tra Albano e Castello per la costruzione di parcheggi (franati proprio a causa della debolezza del terreno) e distruzione di parte di Villa Doria per un centro di megafitness: eccolo il nostro piccolo Expo.

Ma il legame che ci unisce con Milano in particolar modo è il problema dei fondi pubblici: l’inceneritore di Albano, come l’Expo, è una struttura che vivrebbe completamente dei nostri soldi. Non ci sono soldi per il sociale, ma stranamente per le grandi opere i soldi saltano sempre fuori.
Le grandi opere attualmente sono finanziate con lo sforzo collettivo delle persone che vedono di risposta tagliarsi i servizi essenziali (relativi alla sanità, all’istruzione e al sociale in generale), mentre si arricchiranno i soliti noti: non è un caso che dietro a tutte le grandi opere ci siano appalti gestiti illegalmente (dal Tav al Mose, passando per l’Expo). A quanto pare non si tratta di qualche mela marcia, ma di una modalità che sta diventando la normalità nella gestione delle grandi opere.
Ciò è dimostrato dal fatto che anche il magnate Cerroni, che qui ai Castelli voleva costruirsi il suo impero, è stato coinvolto nell’ordinario scambio di mazzette.

Ma come la cronaca ha ben dimostrato, non basta uno scandalo a fermare mega opere.
Fino a qualche mese fa, eravamo convinti di aver vinto almeno la battaglia contro l’inceneritore e che restasse solo l’impianto di smaltimento, ma i fatti parlano chiaro: si ritorna a parlare di inceneritore.
L’8 maggio verrà deciso se i nostri famosi 500 milioni di euro finanzieranno o meno il progetto di Cerroni e che in conseguenza porteranno a dar vita di nuovo anche al progetto dell’inceneritore di Malagrotta.
Crediamo sia importante scendere di nuovo in piazza non solo contro l’inceneritore,ma soprattutto contro questa modalità di gestione del territorio, che viene negato a chi lo vive in nome del profitto privato

Per nutrire il pianeta non si devastano i territori e le persone che lo vivono

VENERDI 1 MAGGIO: CORTEO NO EXPO A MILANO

SABATO 2 MAGGIO ORE 15.00
PIAZZA MAZZINI (ALBANO LAZIALE)

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