Il 17 aprile votiamo SI contro le trivelle!

Il prossimo 17 aprile si voterà sulle trivelle. Votando SI si eviterà che i permessi di trivellazione per la ricerca di idrocarburi entro le 12 miglia delle acque territoriali italiane possano essere rinnovati oltre la data di scadenza delle concessioni, per tutta la “durata della vita del giacimento”, come invece previsto dall’art. 38 dello Sblocca Italia.

La posizione del governo Renzi sul referendum è risultata da subito molto chiara: bisogna parlarne il meno possibile e, qualora si tocchi l’argomento, l’indicazione è solo una, non andare a votare.

In questo modo quello che viene considerato come uno dei massimi strumenti di espressione democratica viene ridotto dalla compagine governativa a un mero problema economico. La decisione di non accorpare la data del voto a quella delle elezioni amministrative del prossimo giugno, oltre a costare alle casse statali più di 300 milioni di euro, sottolinea la chiara intenzione di impedire il raggiungimento del quorum e quindi la validità del referendum stesso.

Questa strategia, perfettamente in linea con il modus operandi dell’attuale esecutivo, punta ancora una volta a limitare ed escludere la partecipazione popolare nei processi decisionali. Non è difatti casuale la scelta di fissare la data del referendum a poche settimane dall’approvazione del quesito da parte della Corte Costituzionale, con il fine di impedire la costruzione di una campagna informativa  sufficientemente ampia e ragionata, come invece avvenne per il referendum sull’acqua pubblica.

Ancora una volta alla tutela dei territori e della salute dei cittadini vengono anteposti gli interessi economici dei soliti noti: stando ai dati del Ministero dello Sviluppo Economico le riserve di petrolio certe nei nostri fondali marini ammontano a circa 7,6 milioni di tonnellate, sufficienti a soddisfare il fabbisogno nazionale per solo 7 settimane, mentre gli effetti dell’attività estrattiva sull’ecosistema e sulla salute delle persone sono duraturi. In aggiunta, sempre in base ai dati forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico, il valore delle royalties legate all’estrazione del greggio entro le 12 miglia hanno fruttato alle casse statali appena 38 milioni di euro nel 2015, una cifra che possiamo tranquillamente definire irrisoria in termini di un’analisi costi benefici.

Risulta quindi molto curioso che il governo difenda il rinnovo delle concessioni presentandolo come un passaggio di fondamentale importanza per la sicurezza energetica del paese, ricordiamo infatti che le attività estrattive entro le 12 miglia soddisfano appena il 3% dei consumi nazionali di gas e meno dell’1% di quelli di petrolio, frustrando in questo modo le già vaghe promesse espresse durante la COP21 di una “vicina e necessaria” transizione energetica verso le energie rinnovabili.

Ben consapevoli della particolarità del referendum del 17 aprile, ( per la prima volta nella storia italiana ci si esprimerà su un quesito presentato dalle regioni e non di iniziativa popolare, con tutto ciò che ne consegue) riteniamo che andare a votare sia ora più che mai di fondamentale importanza.

Il 17 aprile vota SI per impedire il rinnovo delle concessioni entro le 12 miglia.

 

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