UN NO PER RIBELLARSI

Nonostante avessimo auspicato una campagna referendaria differente, dove il No sociale e dal basso non fosse solo uno slogan ma una vera e propria pratica di opposizione dal basso e nonostante questa scadenza abbia poco a che fare con una vera trasformazione dell’esistente, domenica voteremo NO. E i motivi per farlo sono tanti.

Domenica 4 dicembre dopo i tanti slittamenti siamo finalmente chiamati alle urne per il referendum sulla cosiddetta Legge Boschi.
Se venisse approvata verrà superato il bicameralismo perfetto, diminuito il potere degli enti locali e soppresso l’ormai inutile Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL). Questi in breve i motivi per cui verremo chiamati al voto, ma in realtà la posta in gioco è molto più alta: con la scusa dei costi della politica e della farraginosità dell’impianto costituzionale e con un Premier che ha modellato l’intera campagna elettorale come un duello in perfetto stile “o con me o contro di me”, la contro-riforma Renzi-Boschi si appresta ad accentrare ancora di più il potere nelle mani dell’Esecutivo.

La vittoria del Sì determinerà la definitiva legittimazione del Governo in carica con il rischio che qualunque forma di critica ed opposizione verrà schiacciata, lasciando ancora meno agibilità alle istanze che si oppongono alla crisi e con il rischio concreto che Renzi decida di andare immediatamente alle urne per incassare il trionfo finale.
Il No, il cui fronte è raccontato dai media e dai promotori del Sì come un’accozzaglia dominata dall’antipolitica e dal populismo del M5S, dipinta ormai come la sola forza di opposizione nel Paese, può invece determinare la caduta del Governo e il rischio di una nuova tecnocrazia fino alle nuove elezioni del 2018.

Lo scenario è quindi abbastanza desolante, perché se questo Governo cadrà non sarà per la spallata di una mobilitazione del mondo del lavoro, della formazione o di chi lotta per la difesa dell’ambiente nei territori. La voce di chi vota No per portare tali istanze al centro del dibattito politico è rimasta pressoché inascoltata o ancora una volta incapace di esprimersi.
Però, nonostante avessimo auspicato una campagna referendaria differente, dove il No sociale e dal basso non fosse solo uno slogan ma una vera e propria pratica di opposizione dal basso e nonostante questa scadenza abbia poco a che fare con una vera trasformazione dell’esistente, domenica voteremo NO.

I motivi del nostro NO

Votiamo NO perché la riforma è voluta dai poteri forti: Confindustria, banche, agenzie di rating e governance europea. Renzi caratterizza un periodo della storia politica italiana dove il capitalismo ha bisogno di rimodellare le democrazie rappresentative per uscire da una crisi strutturale, in modo da farla pagare solo alle fasce deboli e ad un ceto medio sempre più’ povero.
E questi signori sanno bene che l’austerità può continuare solo restringendo ancora di più i diritti e la partecipazione democratica.

Il nostro No, poi, è un No a tutte le riforme truffa finora fatte da questo Governo, riforme che hanno ottenuto sempre il plauso dei poteri di cui sopra.
Il Job Act o meglio Flop Act, ad esempio, che ha bruciato miliardi di soldi pubblici regalati ad imprenditori per pochi e precari posti di lavoro.
Garanzia Giovani che ha aumentato la precarietà, senza creare posti di lavoro stabili e dignitosi.
Lo Sblocca Italia che metterà sempre più a rischio i nostri territori già martoriati dall’inquinamento e dal dissesto idrogeologico.
La Buona Scuola che non è neanche riuscita a garantire un numero di insegnanti di sostegno adeguato agli alunni con difficoltà psico-fisiche.
E la lista potrebbe continuare con il Salva banche, il tentativo di privatizzare le pensioni…

Votiamo NO perché siamo stanchi, incazzati e stufi di un paese in cui non si vota da anni, in cui sei costretto a scegliere tra imprenditori e incompetenti, in cui la verità è che servirebbe parlare di regolarizzazione dei precari, di lavoro in nero, di donne socialmente sfruttate, di accoglienza dal basso, di debito pubblico. Questioni che la politica, sia essa di governo o di finta opposizione, lascia al margine privilegiando come al solito i giochi di potere e discorsi inutili.

Ci auguriamo dunque che il nostro NO possa contribuire a far cadere questo Governo anti-popolare e autoritario, ma invitiamo tutt* i sostenitori del NO questa domenica a pensare che non ci meritiamo né Renzi, né un altro governo tecnico, né il populismo di Grillo né tanto meno il razzismo di Salvini.
Perché abbiamo bisogno di un vero cambiamento e di una reale e diffusa opposizione sociale alle politiche di austerità. E ciò non verrà da nessun uomo della provvidenza, ma solo dalla nostra capacità e determinazione a metterci in gioco quotidianamente a difesa dell’ambiente, di un lavoro dignitoso, per una società solidale e per una gestione partecipata dei beni comuni che garantiscano eguaglianza e diritti per tutti e tutte.

 

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