Solidarietà agli studenti e alle studentesse di Bologna

Ciò che è successo a Bologna, ossia l’intervento violento della celere all’interno dell’università, nella storica biblioteca di Lettere di via Zamboni 36, occupata dagli studenti e dalle studentesse che si sono mobilitati per rispondere all’installazione di alcuni tornelli simili a quelli presenti nelle banche, è un fatto che deve essere prima di tutto condannato, ma allo stesso tempo analizzato e interpretato come la massima espressione di quello che è un lungo processo di gestione e controllo che ha coinvolto scuole e università italiane negli ultimi anni.

Sempre di più gli studenti e le studentesse devono fare i conti con un’ amministrazione di tipo aziendale, un diritto allo studio ormai presente solo su carta, il tagli di servizi e come accaduto a Bologna, la chiusura di spazi e luoghi di sapere, che dovrebbero essere accessibili a tutti e non solo agli iscritti all’università e soprattutto svincolati da un così ferreo controllo dei movimenti in entrata e in uscita.

In un mondo dove si parla sempre di più di rafforzamento di muri, confini e frontiere, questi strumenti di divisone e di potere che ci vengono venduti come garanti dell’ordine pubblico, vorrebbero essere applicati anche all’università, al fine di imporre un modello di studio e di formazione che non vada oltre la routine classica dell’andare all’università, seguire le lezione, aspettare che qualcuno ci gerarchizzi con un voto, prendere una laurea ed entrare nel mondo della disoccupazione e della precarietà.

Non ci deve essere spazio per coloro che aspirano a vivere l’università in maniera diversa, come luogo di aggregazione, socialità e sapere critico. Non ci deve essere spazio per le voci fuori dal coro .

Ma la risposta di tutte studentesse e studenti che non vogliono farsi sottomettere da questi processi di esclusione e normalizzazione dell’università è stata pronta e decisa.

Pronta e decisa anche la solidarietà arrivata da diverse realtà universitarie che nella giornata di Giovedì 16 hanno organizzato assemblee, cortei e mobilitazioni

Questo può aiutarci a capire che il problema relativo alla gestione degli spazi e dei luoghi di socialità non è qualcosa che rimane confinato alla città di Bologna, ma che al contrario si ramifica ovunque e che dietro la distruzione di un tornello, non c’è un atto vandalico, ma la rivendicazione simbolica e la voglia di riscatto di una generazione sempre più messa alle corde da delle politiche di austerità e di controllo.

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