IN SALENTO ANCORA FISCHIA IL VENTO

Un nuovo mostro si aggira per l’Italia. Si chiama Tap. D’altronde con il decreto Sblocca Italia, era da aspettarcelo. Il TAP riguarda un progetto di gasdotto, si snoderà lungo 878 chilometri (di cui 550 chilometri in Grecia; 215 chilometri in Albania; 105 chilometri nell’Adriatico e 8 chilometri in Italia).  Toccherà la massima altitudine a 1800 metri tra i rilievi albanesi e la massima profondità a 820 metri sotto il livello del mare. In ballo ci sono dieci miliardi di metri cubi di gas. Ammonta a tanto il quantitativo annuo del prezioso combustibile con cui l’Azerbaigian rifornirà l’Europa centrale per i prossimi cinquant’anni.
In Italia deve passare per il Salento, quella terra in cui il mare e gli ulivi sono la vera ricchezza.


Pertanto il progetto per realizzarsi dovra’ passare per diversi terreni agricoli. Sul sito della società’ riguardo a questo, viene spiegato come intenderanno indennizzare i proprietari dei terreni interessati, come se alberi secolari di ulivo, monumenti naturali, possano comprarsi come frutta al mercato. La società’ interessata alla realizzazione di questa mega-opera è la SNAM, una società per azioni a capitale misto, a maggioranza pubblica. A sua volta è azionista della società TAP.

In Italia l’iter sulla fattibilità dell’infrastruttura è cominciato nel settembre del 2014 con la consegna della documentazione relativa alla valutazione di impatto ambientale al ministero dell’Ambiente. Dopo alcune integrazioni all’incartamento, richieste dal ministero, nel settembre del 2014 l’allora ministro Gian Luca Galletti firmò il decreto di compatibilità ambientale contro il parere negativo della Regione Puglia e del ministero dei Beni culturali. Il 9 ottobre 2014 partì quindi l’iter autorizzativo che di fatto portò ad aprire i primi cantieri all’inizio del 2016.

Le preoccupazioni per la salute e il futuro del Salento sono immediatamente cresciute, fino a sfociare nei giorni scorsi in presidi popolari e blocchi per impedire l’espianto dei primi 200 ulivi. I salentini, ma non solo, hanno messo in campo i loro corpi, in prima persona, come abbiamo visto fare in questi anni, sia da noi ai Castelli romani per evitare la costruzione dell’inceneritore, sia in altre parti d’Italia, come in Val di Susa.

E’ di pochi giorni la notizia che il TAR al momento ha bloccato il cantiere su ricorso degli enti locali salentini. Un prima vittoria, sopratutto di quella determinazione popolare che ha dimostrato di voler decidere lei sul proprio futuro.

A riscontro di quanto detto, eccovi un breve stralcio del diario di viaggio a San Foca dei nostri fratelli, amici, compagni NO Tav: “ domenica sera a Lecce si teneva in piazza Sant’Oronzo un assemblea No Tap partecipatissima, in cui 5mila persone dimostravano alla lobby del Tap che il Salento combatterà duramente contro la realizzazione di questa grande opera inutile e imposta.
Il presidio No Tap di San Foca è una piccola struttura agli albori di quello che è un baluardo di resistenza popolare. Frequentato ogni giorno da centinaia di persone, si trova immediatamente a ridosso del cantiere Tap.
Il terreno su cui sorge è di un vecchio contadino della zona che nel momento in cui la lobby del Tap gli ha proposto 100mila euro per poter smantellare il presidio ha risposto “sono povero, voglio morire povero, ma con la mia terra”.
Ora è sempre No Tap!

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