COSA CI RENDE MASCHI E FEMMINE? LEZIONI DI EDUCAZIONE Di GENERE NELLE CLASSI DI UNA SCUOLA ELEMENTARE

In un periodo in cui il dibattito sull’educazione a scuola, e in particolare sull’educazione di genere, si fa sempre più acceso sia a livello mediatico che sociale, riteniamo importante parlare dell’esperienza vissuta tra bambini e bambine di una scuola elementare di Lanuvio. L’associazione Demetra, centro antiviolenza attivo sul territorio dei Castelli Romani a Genzano di Roma, ci ha invitato a collaborare con le insegnanti della scuola per realizzare un progetto mirato a far riflettere bambini e bambine sulle genere E SUGLI STEREOTIPI AD ESSO CONNESSI, sulle aspettative sociali che comporta tale appartenenza, e soprattutto su ciò che accomuna i generi.

Abbiamo tenuto lezioni interattive con l’aiuto di psicologhe ed educatrici esperte, ad un intero ciclo di classi, dalla prima alla quinta elementare, proponendo attività diverse a seconda dell’età: dalla storia dei “Due porcellini + una” alla creazione di una storia con protagonisti e protagoniste alternativi/e, dal riconoscimento del genere di elefanti ‘stereotipati’ (con la carozzina, il mestolo o lo skate e la valigetta ventiquattrore), al riempimento di sagome con tantissimi pezzi di carta e stoffa coloratissimi per rispecchiare la personalità del bambino/a. Una delle attività proposte in tutte le classi è stata quella di un cartellone a tre colonne ‘da bambino’ ‘da bambina’ e ‘neutro’ in cui ogni bambino/a a turno poteva incollare la sagoma di un oggetto qualsiasi (abbigliamento, sport, svago, giocattoli, elettrodomestici, strumenti da lavoro ecc.) nella colonna che preferivano. Senza condizionare i/le bambini/e, avendo ribadito più volte che non esisteva una colonna giusta o sbagliata, ognuno/a di loro ha scelto il suo oggetto e ha fatto una riflessione personale su dove incollarlo. Ovviamente oggetti come il trapano, la playstation, o spideman erano nella colonna da bambino mentre cosmetici, pentole, oggetti rosa o di casa erano nella colonna da bambine. Completato il cartellone ognuno ha detto quale oggetto avrebbe spostato in un’altra colonna. Sono seguite delle riflessioni su ogni oggetto, e in ogni classe almeno una bambina esprimeva il suo interesse per un oggetto ‘da bambino’ e viceversa. Questo ha fatto riflettere molto tutti/e i/le partecipanti sull’inutilità del categorizzare i giochi o le attività quotidiane in base al genere. Ognuno può fare qualsiasi cosa, senza vergognarsi. E’ stato interessante notare come nelle classi di grado inferiore (dalla I alla III) il gioco si è concluso con tutti gli oggetti spostati nella colonna neutro. Molto più reticenti invece si sono dimostrate le classi di grado più alto (IV e V), in cui i bambini e le bambine sono RISULTATI evidentemente più condizionati dagli stereotipi del maschio FORTE e della femminA gentile e remissiva, emotiva. Ancora più interessante è stato notare la reazione delle bambine alle attività proposte, che spinte da UN di sentimento di rivalsa e di affermazione, PROBABILMENTE Già IN LORO NASCOSTO E SUSCITATO DALLA DISCUSSIONE, con grande eccitazione hanno iniziato a RIVENDICARE Il loro diritto di poter fare qualsiasi cosa come i loro amichetti maschi. Il nostro obiettivo infatti era quello di far ragionare soprattutto sull’uguaglianza, sulle risorse che tutti e tutte abbiamo a prescindere dal nostro genere. Far riflettere sul fatto che tutti i bambini possono essere emotivi e premurosi, gentili e tutte le bambine coraggiose, ribelli, intraprendenti. Insomma, si è liberi di essere come si vuole, basta che sia una libera scelta! Tutto questo ha incredibilmente entusiasmato i bambini e le bambine di tutte le classi, che si sono divertiti/e, si sono confrontati/e molto apertamente e sono sicuramente usciti/e dalla lezione con molte riflessioni da fare. Tutti/e ci hanno chiesto quando saremmo tornate per il prossimo gioco! Speriamo che il lavoro PROSEGUA NEL LAVORO dElle maestre a cui abbiamo lasciato del materiale su cui lavorare, anche se non sono mancate le inevitabili polemiche e gli allarmismi. Questa volta a suscitare lo sdegno di alcune insegnanti e genitori è stata la parola NEUTRO (che nel gioco era chiaramente riferita agli oggetti, ma che ha fatto subito pensare ad un genere non ben definito). Ma ormai la questione di genere è diventata un vero terrore per i/le bigotti/e e tradizionalisti/e che si rifiutano di veder cambiare una società ancora patriarcale e stereotipata, ma che potrebbe aprirsi a piccoli passi verso la libertà di ognuno/a di scegliere la propria identità. Ma questo è un problema degli adulti, i bambini e le bambine sono più che ben disposti/e a confrontarsi e a riflettere… Cosa che crediamo possa dargli anche tanta serenità nel rapporto con gli altri/le altre e con se stessi/e.

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