La legalità del profitto vs la disobbedienza solidale

Nell’appartamento “G.Tavernese” n.1 sito a Riace Marina in via Nazionale 52, registrato in banca dati SPRAR, che avrebbe dovuto accogliere i beneficiari identificati con i codici 274138, 281604, alloggiava una coppia di nazionalità nigeriana non rientrante nell’accoglienza SPRAR ma di competenza della Prefettura”. Dalle motivazioni del Ministero dell’Interno per la sospensione dei fondi a Riace.

“A me contestano un matrimonio che hanno definito «combinato» anche se di combinato non c’è nulla, ma a #Minniti perché non viene mai contestata l’ecatombe di migranti in Mediterraneo o la deportazione di africani nei campi di tortura libici? La risposta io ce l’ho: perché noi siamo gli ultimi, e non contiamo nulla. Ma verrà il tempo in cui questi ultimi, questi «zero» come mi ha affettuosamente definito #Salvini, si ribelleranno”. Mimmo Lucano, Sindaco di Riace

 

Dare un senso compiuto a quello che sta accadendo in questo periodo in Italia e in Europa non è semplice, oggi meno che mai. Non è semplice comprendere quale sarà la società che verrà, quasi impossibile capire cosa rimarrà di questa presunta democrazia. Evidentemente siamo ad una svolta neo-autoritaria che fa leva su razzismo, xenofobia, nazionalismo, sessismo e omofobia, istinti feroci che accomunano tutti i brandelli delle democrazie occidentali, dagli USA alla Francia, dalla Germania all’Italia. La fine della storia teorizzata da qualcuno non era proprio la fine e l’ordine neoliberale dipinto a destra e a manca come neutrale e pacifico ha prodotto una involuzione antidemocratica di cui vediamo oggi i frutti più amari e pericolosi.

Guardiamo a tutto questo da un punto di vista particolare, quello delle migrazioni e della guerra contro la mobilità umana che tocca oggi vette violentissime sia alle frontiere che nelle nostre città. Una guerra che va avanti da anni e che in Europa è frutto di precise politiche di chiusura verso la naturale e legittima mobilità della forza lavoro finalizzata non tanto e non solo a creare facile consenso, ma soprattutto ad aumentare la ricattabilità di chi comunque continuerà a tentare di migliorare le proprie condizioni di vita, sia pure inseguendo un sogno effimero e aleatorio. Salvini è l’ultimo tra gli imprenditori della paura a sfruttare la fortezza europa che ha già fatto la fortuna di tanti settori economici che continuano ad essere competitivi grazie alle leggi xenofobe che regolano le migrazioni.

La sempre maggiore difficoltà di raggiungere l’Europa attraverso canali legali ha schiacciato la quasi totalità dei flussi all’interno del canale dell’asilo politico, per cui la mobilità dal sud povero al nord ricco ha subito un processo di forzata profughizzazione. Si è volutamente impedito ad un lavoratore gambiano, o nigeriano o tunisino, tanto per far un esempio, di avere la stessa possibilità di scelta un italiano o di un greco quando scelgono di trasferirsi all’estero per migliorare le proprie condizioni di vita. E intanto nessun ragionamento serio su visti per ricerca di lavoro su scala europea, neanche una bozza di ragionamento su canali umanitari per permettere a chi scappa da guerre e persecuzioni di arrivare in modo sicuro in Europa.

Tutto ciò ha trasformato le frontiere in luoghi di morte, ma anche di selezione che puoi attraversare soltanto in quanto vittima, mai in quanto soggetto portatore di diritti. Se tale vieni considerato, allora passi, altrimenti vai a finire nel girone infernale riservato ai migranti economici, termine che non significa niente in termini giuridici (ma che denota tutto l’odio occidentale contro i lavoratori poveri) che comporta il rischio di respingimento, di intrattenimento, di eventuale espulsione o di irregolarizzazione. A totale beneficio degli sfruttatori di turno.

L’accoglienza che non c’è

L’accoglienza dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione in Italia è stata regolata in maniera volutamente caotica, con un sistema, quello SPRAR, che dovrebbe essere la norma e che invece è l’eccezione a tutto vantaggio dell’accoglienza emergenziale e straordinaria, non attivata dagli enti locali ma direttamente dalla Prefettura e quindi dal Governo (circa ogni 10 accolti 7 sono in strutture emergenziali e prefettizie). Quest’ultimo modello, sviluppatosi perché nessuno ha mai voluto superare la natura volontaristica dello SPRAR e neanche ragionare su una sua gestione totalmente pubblica dell’accoglienza, ha fatto la fortuna di molti. Da un giorno all’altro, con ordinanze prefettizie che conferivano in maniera quantomeno opaca a neonate cooperative la “gestione” di decine se non centinaia di persone, sono spuntati come funghi centri di accoglienza che non rispondevano a nessuno dei requisiti necessari per svolgere questa attività. Non è un caso che molti centri di accoglienza si siano trasformati in qualcosa di più simile a caserme, dove i migranti accolti, che comunque esercitano un diritto sancito dalla legge, devono sottostare ad un rigido regolamento la cui violazione può causare la revoca dell’accoglienza e può mettere a rischio l’iter di riconoscimento della protezione. Cibo scadente, mancanza di operatori adeguatamente formati, assenza di mediatori culturali, ritardi nell’erogazione del pocket money, nonché scarso rispetto dei diritti degli operatori e delle operatrici. Il profitto prima della dignità, questo il loro motto. Molti centri di accoglienza sono diventati così luoghi di contenimento e disciplinamento dove rinchiudere le speranze e le ambizioni di tantissimi giovani che lì sono costretti in attesa di esiti amministrativi o giudiziari lunghissimi.

Paradossale che oggi la destra critichi l’accoglienza, dato che sono le politiche xenofobe ad aver alimentato il cosiddetto “business”, così come è assurdo che qualcuno a sinistra parli solo esclusivamente di diritto all’accoglienza e non anche di diritto alla libera circolazione degli esseri umani. Ma tant’è, gran parte del terzo settore, pur se in buona fede, è stato completamente cooptato nella gestione di Sprar e Cas, è non ha mai più potuto né voluto esporsi nella critica del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo.

Ancora più assurdo perché oggi chi fa della lotta al business dell’immigrazione il suo cavallo di battaglia ha varato un Decreto che va nella direzione di smantellare l’accoglienza più dignitosa, quella all’interno dello Sprar, a favore di grandi centri, stile Cara di Mineo, dove far attendere fino alla definizione del loro status i migranti. Le cooperative senza scrupoli ringraziano il Ministro Salvini.

Lo smantellamento dell’accoglienza diffusa in favore dei grandi centri prefettizi deciso da Salvini non rappresenta una novità. In realtà il nuovo corso normativo non fa altro che disciplinare un sistema già esistente nella prassi da tempo, da quando cioè, in maniera del tutto discrezionale, il Ministero aveva deciso che negli Sprar entrassero solo i titolari di un permesso di soggiorno per protezione e non più i richiedenti, costretti invece ad aspettare nelle strutture emergenziali (CAS o CARA). Inoltre, Salvini non inventa proprio niente, ma di fatto persegue quello che è un disegno europeo e dei suoi predecessori: non solo esternalizzare il controllo delle frontiere europee a paesi terzi, ma anche rafforzare l’approccio hotspot spostando la discrezionale distinzione tra migrante meritevole di protezione e quello non meritevole all’interno di grandi centri.

Solo se otterrai la protezione potrai spostarti in un’accoglienza dignitosa, iscriverti all’anagrafe, pensare di costruirti un futuro in un questo paese. Se sei in attesa dell’esito della procedura (tra iter amministrativo e giudiziario possono passare anche due/tre anni) sarai privo di qualsiasi diritto, visto come numero ma soprattutto con sospetto: il sospetto che in realtà tu abbia richiesto protezione solo per ottenere un documento, fingendo di non sapere che non esistono altri modi di accesso legale e che di per sé, il rischiosissimo attraversamento delle frontiere e il trattenimento nelle prigioni libiche, dovrebbero automaticamente produrre una forma di protezione.

Perchè Riace spaventa?

Ed è in tutto questo caos, o meglio in questo ordine xenofobo e razzista, che si inserisce la vicenda di Riace e di Mimmo Lucano. Da molti raccontata come modello di accoglienza, ma che in realtà dovremmo raccontare come modello di disobbedienza alla rigidità normativa e alla totale burocratizzazione e disumanizzazione della vita di chi viene accolto nel nostro Paese.

Questo è Riace, un tentativo di rottura politica di un sistema che raramente rispetta la dignità delle persone, che raramente le interroga sulle loro aspirazioni e sui loro progetti. Riace non è stato il modello perfetto e forse facciamo un torto enorme a raccontarlo così. Riace è stato il tentativo di usare i fondi per l’accoglienza per ridare vita ad un territorio partendo dai nuovi cittadini che lo abitavano e a favore di un’intera comunità. Riace è stato un esperimento che ha usato quei fondi, che in Italia hanno fatto la fortuna di tanti imprenditori del sociale, non per fare arricchire qualcuno, ma per ridare speranza a molti.

Riace è modello perché ha messo al centro l’essere umano e non la legalità, anzi ha cercato di piegare questo concetto astratto ai bisogni e alla dignità delle persone. Riace ci ricorda che cosa è e la forza che può avere la solidarietà, parola troppe volte piegata alle ragioni della sicurezza e del legalitarismo insensato.

Dopo i fatti della Diciotti a Catania e dopo l’enorme mobilitazione che non si è arrestata fino al rilascio degli ostaggi da parte del Governo, alcuni hanno invocato la Magistratura, come unico baluardo che potesse ristabilire l’umanità e l’ordine democratico. Evidentemente venti anni di berlusconismo e antiberlusconismo sono serviti a poco o forse è ancora lì che è ferma una parte dell’opinione pubblica democratica di questo paese. La legalità assunta a valore universale è un problema del nostro tempo che va affrontato, perché legale è l’ordinanza sindacale di Lodi contro i bambini e le famiglie straniere; legale è l’ordinanza del prefetto Lega (nome omen) di Firenze che impone il coprifuoco agli ospiti dei CAS e l’apertura dei pacchi comprati online davanti agli operatori, per controllare che gli acquisti non contraddicano lo stato di indigenza, condizione necessaria per accedere all’accoglienza; legale è il trattenimento nei CPR per i richiedenti asilo per 6 mesi e legale è da oggi l’espulsione per i richiedenti protezione che abbiano un processo in corso per spaccio o violenza a pubblico ufficiale, anche se si è solo al primo grado di giudizio (Decreto Salvini). Legale è l’abolizione per i soli stranieri richiedenti di un grado di giudizio nei processi civili (Minniti), così come legale è la criminalizzazione della solidarietà in mare che ha aumentato il numero di morti nel Mediterraneo e il numero di deportati il Libia.

Riace ci dice che la legalità va forzata quando rischia di produrre esclusione, irregolarità, marginalità e morte. Riace ci insegna che l’illegalità solidaristica è un bene che dobbiamo rivendicare se serve a combattere leggi ingiuste e criminali.

nicolas liuzzi

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