PUZZACHEACCORA

Per chi negli ultimi 10 anni ha speso tempo, testa e cuore per difendere il proprio territorio, l’assoluzione di Cerroni, patron dei rifiuti nel Lazio, non è facile da digerire.
Non abbiamo mai augurato il carcere a nessuno e mai lo faremo, però pensare che questa vagonata di monnezza umana, che per anni ha inquinato, lucrato e distrutto molte vite, la passi liscia è un duro colpo.
Condannarli avrebbe significato ammettere che il sistema di gestione e smaltimento dei rifiuti nel Lazio guarda al profitto, punto. Poco importa se le falde acquifere vengono contaminate, se la gente si ammala, se per strada ci sono cumuli di monnezza.
Il modello di sviluppo (che contempla anche i rifiuti) deve continuare a basarsi sulla sottrazione sistematica di ricchezza dai territori a favore di chi li devasta e sul trasferimento di sovranità, da chi quei territori li abita a chi li depreda.
L’imperativo è lucrare su tutto e questo deve valere sempre, non si può mettere in discussione.
Vedere Cerroni e compagnia piangere di gioia ci fa salire una discreta rabbia, quella utile per continuare a lottare. Perché se i tribunali giocano sporco, noi continueremo a lottare. Come abbiamo sempre fatto.
Dopo la sentenza di oggi, possiamo affermare che come abbiamo impedito la costruzione dell’inceneritore ad Albano, con la stessa determinazione, continueremo a difendere le nostre vite e il nostro territorio.

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