Solidarietà ai NO TAV arrestati. SIAMO TUTT* NO TAV!

siamo_tutti_NOTAVCome compagni e compagne dei Castelli Romani che da anni si battono contro il progetto di costruzione di un inceneritore ad Albano e contro la discarica che, con le sue montagne di terra e rifiuti, da trenta primavere, appesta queste zone, vogliamo portare tutta la nostra solidarietà agli arrestati e arrestate No Tav nel giorno 9 dicembre scorso e a chi è stato malamente risvegliato dall’irruzione delle forze del disordine.  Continua a leggere

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12/12: No alla presunta Green Economy!

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Il 12 Dicembre a La Sapienza, si apre il teatrino accademico della green economy. Da qualche tempo, dalla vittoria di Obama, si sente in giro parlare di rivoluzione verde o green economy. In questo momento in cui la crisi di sistema si rende più evidente, spesso si richiama ad una presunta svolta ecologista dell’economia, come panacea di tutti i mali e portatrice di nuovi opportunità di crescita. Ma di cosa si tratta realmente? I potenti della terra si sono riscoperti dei bravi ecologisti? Eppure accordi sulle emissioni di Co2, nei vari summit internazionali, l’ultimo COOP13 in Polonia lo scorso Novembre, hanno sempre prodotto buchi nell’acqua. Continua a leggere

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NO NAZI IN MY TOWN. Presentazione del libro “ALBA DORATA,LA GRECIA NAZISTA MINACCIA L’EUROPA”

14 dicembre ALBADORATA

Il 15 ottobre i Castelli Romani sono stati attraversati da una grande mobilitazione antifascista grazie alla quale la cittadinanza spontaneamente scesa in strada ha materialmente impedito che ad Albano si celebrassero i funerali del boia delle Fosse Ardeatine Erich Priebke, evitando che diventasse un luogo di pellegrinaggio di neofascisti italiani ed europei.

Una giornata che ha dimostrato da una parte l’incompetenza e la complicità del Prefetto, dall’altra il grande fermento di una popolazione che lotta contro ogni forma di fascismo e sopruso sulla propria testa, come testimonia la lunga battaglia contro la discarica e l’inceneritore. Probabilmente è proprio questo fermento che determina la particolare attenzione che le forze dell’ordine e fascisti riservano a un territorio che non piega la testa.

Per chiedere le dimissioni del prefetto e pretendere l’impegno delle amministrazioni a non concedere nessun tipo di spazio o legittimità a gruppi neofascisti, abbiamo partecipato al corteo che il 9 novembre ha portato in piazza centinaia di persone. Nonostante questo continuano banchetti e iniziative di organizzazioni neofasciste che vorrebbe radicarsi su questo territorio.

Crediamo che sia importante mantenere viva la memoria e ricordare che i Castelli hanno pagato un pesante tributo di sangue al ventennio fascista, ma ancora più importante è capire quale è il senso dell’antifascismo oggi.

È proprio nei periodi di crisi, infatti, che il fascismo cerca consensi, additando i soggetti più deboli come responsabili di questa e distogliendo l’attenzione dai veri artefici della crisi e dei suoi effetti sociali.

Ne è un esempio la retorica xenofoba e razzista di queste organizzazioni che punta il dito sui migranti per giustificare la mancanza di lavoro, senza attaccare i veri responsabili delle politiche di austerity.

 Per questo motivo abbiamo deciso di presentare il libro “Alba Dorata, la Grecia nazista minaccia l’Europa”, scritto dal giornalista greco Dimitri Deliolanes. Libro che parla di come Alba Dorata, organizzazione dichiaratamente nazista, abbia sfruttato la crisi e l’impoverimento generale della popolazione greca causato dalle criminali politiche della troika per seminare odio verso gli immigrati e favorire gli interessi di chi la crisi l’ha provocata. Un’organizzazione che si è resa responsabile di veri e proprio pogrom contro immigrati e rifugiati, ma anche di azioni squadriste contro organizzazioni politiche e sindacali che ogni giorno lottano contro la crisi, le privatizzazioni, i licenziamenti e per la difesa del diritto all’istruzione, alla sanità, ad una vita dignitosa, sacrificate sull’altare dell’austerità.

Per capire quindi il rischio che si corre tollerando queste organizzazioni, abbiamo invitato l’autore che presenterà il libro sabato 14 dicembre a Genzano insieme al giornalista Guido Caldiròn giornalista esperto delle dinamiche dell’estrema destra italiana ed europea.

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30/11 e 02/12 mobilitazioni contro il boia Netanyahu

“Netanyahu? non gradito!”

L'orario della mobilitazione del 2 dicembre è stato anticipato alle 13!

L’orario della mobilitazione del 2 dicembre è stato anticipato alle 13!

Mai ospitali con i razzisti e i colonialisti Israeliani

Per l’autodeterminazione e la libertà dei palestinesi

No al vertice Italia- Israele No ai vertici dei mercanti di morte

L’Italia è il quarto partner commerciale di Israele, col quale ha stretto numerosi accordi di cooperazione, commercio e ricerca in vari campi tra cui: esportazioni di gas israeliano, produzione di energie rinnovabili, comparto aerospaziale, sicurezza informatica, Expo 2015 di Milano, agricoltura innovativa, ricerca biomedica e compravendita di sistemi di sorveglianza di produzione israeliana (usati nella costruzione del Muro dell’Apartheid e destinati ad essere installati sulle coste delle grandi isole e del meridione italiano contro i migranti!).

Il governo Letta-Alfano da una parte impone misure di austerità e di riduzione della spesa pubblica, incurante della disoccupazione crescente, dall’altra destina fondi sempre più ingenti alla cooperazione con Israele, soprattutto in campo militare. Tutto ciò avviene mentre “l’Oasi democratica del Medioriente” accresce in modo esponenziale la sua politica razzista, colonialista e aggressiva nei confronti del popolo palestinese.

La colonizzazione sionista della Palestina e la pulizia etnica non si sono mai fermate e procedono anche perché la comunità internazionale, tra cui il nostro paese, sono silenti. Dopo aver espropriato il 78% del territorio storico palestinese per insediarvi uno “stato”, che è senza confini ufficiali e senza Costituzione, Israele, continuando la sua politica di apartheid non rispettando il diritto al ritorno sancito anche dall’ONU, prosegue con i piani di deportazione forzata della popolazione palestinese. Con il Piano Prawer-Begin circa 70.000 beduini del Negev, nel sud della Palestina storica oggi Israele, verranno deportati dalle terre dove hanno vissuto per decenni e secoli, come già sta accadendo alle comunità beduine e ai contadini delle colline a sud di Hebron, nella Valle del Giordano e ad Est di Gerusalemme: il tutto in violazione della IV Convenzione di Ginevra.

Contro il IV Incontro annuale bilaterale Italia – Israele, che si terrà a Roma il 2 dicembre, e in sostegno alla MANIFESTAZIONE NAZIONALE a Torino il 30 e 1 dicembre:

a Roma le realtà romane in sostegno della Palestina convocano 2 appuntamenti di protesta :

– Sabato 30 novembre, dalle ore 15,30 presidio/manifestazione in piazza Madonna di Loreto (nei pressi della Colonna Traiana, Piazza Venezia)

– Lunedì 2 dicembre dalle ore 13, presidio/manifestazione ai Giardini di Castel Sant’Angelo, ASSEDIAMO IL VERTICE Italia – Israele

COORDINAMENTO NETANYAHU NON GRADITO !!!!

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Gestione Emergenziale: ci rifiutiamo!

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dal Lazio alla Campania #StopBiocidio
verso la manifestazione del 16 novembre a Napoli #Fiumeinpiena

GALLERIA FOTOGRAFICA

Stamattina comitati e realtà sociali attive contro discariche e inceneritori nel Lazio hanno dato vita a un’azione dimostrativa sotto gli uffici del Commissario Speciale all’emergenza rifiuti della Regione Lazio Goffredo Sottile.
Gli attivisti hanno depositato davanti all’ingresso dell’edificio di Via Cavour 6 alcuni sacchi di spazzatura e srotolato uno striscione con la scritta “Gestione Emergenziale? Ci rifiutiamo!” per manifestare la propria opposizione alla gestione emergenziale dei rifiuti e al modello di smaltimento basato su discariche ed inceneritori e sostenere la manifestazione di sabato 16 novembre a Napoli, StopBiocidio #fiumeinpiena, che porterà in piazza cittadini e comitati di tutta la Campania e di altre regioni impegnati in difesa della salute e dei territori. Alla fine dell’azione simbolica, che si e’ svolta in maniera pacifica, una decina di attivisti sono stati strattonati e identificati dalle forze dell’ordine. Una delegazione ha poi incontrato il Commissario Sottile. Un breve report dell’incontro è riportato qui di seguito.

Di seguito le foto del flash mob, e i due comunicati stampa diffusi 
 
Comunicato diffuso dopo l’incontro con il Commissario Sottile:
Il Commissario Sottile incontra gli attivisti dopo il flash di stamani
Gestione emergenziale: Ci rifiutiamo!
Roma deve ringraziarmi: ho chiuso Malagrotta e sono un po’ ambientalista”
In seguito all’azione dimostrativa realizzata questa mattina presso la sede del Commissario Straordinario all’emergenza Rifiuti in Lazio Goffredo Sottile, durante la quale alcuni sacchi di spazzatura sono stati depositati nell’androne del palazzo per manifestare contro la gestione emergenziale dei rifiuti nella regione, si è tenuto un incontro tra il Commissario Sottile e una delegazione degli attivisti delle realtà sociali attive nel Lazio sul tema dei rifiuti.
Durante l’incontro i rappresentanti dei comitati e delle organizzazioni sociali hanno espresso le loro riserve rispetto al modello di gestione emergenziale dei rifiuti, caratterizzato dall’accentramento di poteri e dalla possibilità di derogare per decreto alle normative vigenti in tema di rifiuti, bypassando ogni procedura di partecipazione cittadina. Tutt’altra la percezione rispetto al tema di Sottile, secondo cui il commissariamento rappresenterebbe “un presidio di democrazia. Dovrebbero istituire il commissariamento preventivo per evitare emergenze: gli enti preposti non funzionano, il commissario ripristina una situazione di normalità”. Vale a dire: data l’incapacità delle istituzioni pubbliche, tanto vale ricorrere direttamente a stati di eccezione.
La delegazione ha poi chiesto che venga garantito il coinvolgimento delle comunità locali nel disegno della politica di gestione di rifiuti attraverso l’apertura di un tavolo di confronto. La richiesta ha incontrato l’indisponibilità del Commissario.
Rispetto alla strategia immaginata per la gestione rifiuti del Lazio oltre la cosiddetta emergenza, Sottile ha dichiarato: “Io ho chiuso Malagrotta, dovreste ringraziarmi anziché essere ingrati perchè sono una brava persona, oltre che un po’ ambientalista. Prima che assumessi l’incarico a Roma i rifiuti venivano smaltiti tal quale, adesso invece vengono trattati. Ho risolto il problema nell’unico modo possibile al momento: portare il rifiuto trattato fuori regione.” Sottile ha chiarito inoltre che le ipotesi di stoccaggio di rifiuti a Falcognana e a Cupinoro non sono archiviate ma restano, come opzione emergenziale, qualora cioè sorgessero problemi relativi al trasporto dei rifiuti del Lazio fuori regione. La delegazione ha sottolineato in tal senso che questa soluzione equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto, il che è ben lungi da una risoluzione reale della problematica.
Di fronte alla domanda posta dagli attivisti circa i risultati del ERAS Epidemiologia Rifiuti Ambiente e Salute, che hanno messo in luce gli impatti sulla salute degli impianti di smaltimento, il Commissario ha affermato che “i dati del rapporto sono tutti da verificare e che i termovalorizzatori siano nocivi è tutto da dimostrare”.
In definitiva l’incontro ha confermato l’inesistenza di una strategia di lungo termine basata su riduzione a monte, differenziata tramite porta a porta spinto, riuso e riciclo; ha confermato l’indisponibilità da parte dell’ufficio del Commissario straordinario a processi di coinvolgimento popolare delle comunità impattate e la sostanziale subordinazione della gestione dei rifiuti a logiche che nulla hanno a che vedere con la tutela del territorio e la difesa della salute delle comunità locali.
Comunicato diffuso durante l’azione:
“Emergenza rifiuti” è un concetto fuorviante che nasconde l’incapacità delle amministrazioni locali di gestire il ciclo dei rifiuti secondo logiche virtuose: riduzione alla fonte, riciclo, compostaggio, porta a porta. La chiusura della più grande discarica di rifiuti tal quale d’Europa, Malagrotta, avrebbe dovuto rappresentare la fine di un modello di gestione del ciclo dei rifiuti insostenibile, non l’inizio di un’emergenza. La prassi consolidata dell’accentramento di pieni poteri nella mani di un commissario speciale (nel caso del Lazio, Goffredo Sottile) si è tradotta poi nella possibilità di derogare alle normative ambientali, favorendo interessi economici ormai consolidati nella gestione dei rifiuti. 
Nel frattempo, le dinamiche di sacrificio dei territori della provincia di Roma costretti dalle decisioni commissariali ad accogliere l’enorme quantità di rifiuti proveniente dalla capitale, hanno dato vita alle lotte delle comunità locali contro le devastazioni ambientali e la messa a repentaglio della salute. L’opposizione all’inceneritore di Albano, alla discarica di Cupinoro e a quella di Falcognana, lo stato di emergenza ambientale di Colleferro e della Valle del Sacco, la situazione della stessa area di Malagrotta per cui andrebbe avviato un serio percorso di bonifica e riqualificazione sotto controllo popolare, le preoccupanti notizie riguardanti lo sversamento di rifiuti tossici nelle province di Latina e Frosinone, testimoniano le dimensioni del disastro ambientale laziale e del rischio sanitario ad esso connesso. Solo per citare un esempio, lo studio ERAS della Regione Lazio evidenzia un anomalo incremento di tumori ed altre malattie nelle popolazioni che vivono nel raggio di 5km da discariche e inceneritori.

Per questo ha senso anche nel Lazio, come sta avvenendo in Campania, parlare di Biocidio per indicare che di rifiuti e attività industriali inquinanti ci si ammala.

In tal senso, la manifestazione del 16 novembre a Napoli, alla quale parteciperanno da Roma attivisti delle diverse realtà locali attive sul tema dei rifiuti, rappresenta l’opportunità di costruire un’opposizione unitaria al sacrificio dei territori e l’avanzamento di modelli alternativi di gestione dei rifiuti e dei territori stessi.”

dal Lazio alla Campania #StopBiocidio
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FUORI I PROFITTI DAI NOSTRI TERRITORI!

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da http://www.communianet.org/

“Qui tra vent’anni saranno tutti morti”. Questa la frase che il pentito Carmine Schiavone ha pronunciato davanti alla Commissione sulle Ecomafie nel lontano 1997. Sono passati 16 anni e solo qualche giorno fa il Parlamento ha deciso di desecretare i verbali con le dichiarazioni del pentito del clan dei casalesi. Sedici anni di omertà da parte delle istituzioni, durante i quali nella Terra dei Fuochi si moriva di tumore come in nessun’altra parte d’Italia. Sedici anni e più in cui il territorio campano è stato depredato da parte degli interessi camorristici in combutta con quelli industriali del Nord Italia che con il beneplacito delle autorità pubbliche riuscivano a smaltire rifiuti e fanghi industriali, rifiuti altamente pericolosi e anche nucleari, in maniera del tutto illegale risparmiando e garantendosi così un ampio margine di profitto, senza alcuna attenzione per la salute del territorio e di chi lo abita. Oggi una tra le più alte incidenze tumorali d’Italia sono l’unica eredità lasciata da chi dopo aver distrutto un territorio a vocazione agricola ha preso il bottino ed è scappato, senza mai dover pagare le conseguenze di tutto ciò.

Fortunatamente la popolazione campana non è rimasta in silenzio di fronte a tutto questo. Tutti ricordiamo la lotta di Terzigno contro l’apertura della nuova discarica, gli scontri e la criminalizzazione di quel movimento da parte di media e istituzioni così come la battaglia dei cittadini di Chiaiano e la nascita di tanti e tanti comitati contro i roghi, le discariche abusive (ma anche quelle legali) e gli inceneritori.

Nell’ultimo periodo, però, qualcosa è cambiato. La mobilitazione è aumentata e solo negli ultimi due mesi decine sono stati i presidi e i cortei contro la devastazione ambientale e contro quello che ormai tutti chiamano biocidio, ovvero il sistematico avvelenamento del territorio e di chi lo abita a vantaggio degli interessi e dei profitti di pochi.

Un movimento che il 16 novembre si è dato appuntamento in piazza a Napoli per rivendicare obiettivi precisi. La fine dei roghi e degli sversamenti dei rifiuti tossici, lo stop a qualsiasi forma di combustione dei rifiuti (inceneritori ma anche impianti a biogas) ed un si alle bonifiche, ma solo sotto il controllo popolare delle comunità. In una parola stop al biocidio, slogan che ormai tutti riconoscono come caratterizzante la manifestazione. Il nodo delle bonifiche, comunque, è forse uno dei più importanti visto che i comitati sanno già che l’attenzione di alcuni media (gli stessi che non tardano a definire terroristi i no tav o che in passato etichettavano come camorristi i giovani che si battevano contro le discariche) e da parte del mondo politico (spesso da esponenti che provengono proprio dal pd e dal pdl, complici della distruzione ambientale) è solo il frutto dell’enorme interesse che molti hanno rispetto alle bonifiche stesse che rischiano di essere nuova terra di conquista per coloro che fino ad oggi hanno inquinato quei territori.

Alla manifestazione, che secondo gli organizzatori sarà un vero e proprio fiume in piena (www.fiumeinpiena.it, #fiumeinpiena), si attendono migliaia di persone da tutta la Campania ma non solo. Una data importante quella del 16 novembre visto che anche in Val Susa ancora una volta il movimento No Tav scenderà per le strade di Susa per chiedere che venga posto fine allo sperpero di denaro pubblico per un’opera inutile come la Tav e la fine della militarizzazione della Valle e della repressione contro il movimento.

Due movimenti reali che nella stessa giornata metteranno in discussione un sistema economico che negli ultimi anni ha visto nello sfruttamento dei territori la nuova frontiera dell’interesse privato. Due movimenti che chiedono non solo il rispetto delle decisioni delle comunità che quei territori li abitano e della loro salute, ma anche che i soldi pubblici vengano destinati a scuole, ospedali, ricostruzione di città come l’Aquila (queste alcune delle rivendicazioni dei no tav) o alle bonifiche e quindi al risanamento ambientale delle zone devastate da mafie, imprenditoria e istituzioni complici.

Per questo pensiamo che sia importante esserci e fare in modo che quelle due manifestazione si parlino e si riconoscano.

In particolare nel Lazio molte realtà si stanno organizzando per scendere a Napoli sabato prossimo. Tra queste anche alcune delle realtà del network Communia, come Communia Roma, OPS Castelli Romani, AteneinRivolta. La situazione ambientale di Roma e provincia è infatti disastrosa. Solo per citare alcuni esempi basta guardare Malagrotta e poi la Valle del Sacco, due tra le zone più inquinate del Lazio e d’Italia. Lo dimostrano le tantissime persone che nell’ultimo mese hanno avuto dei malori per il solo fatto di vivere nelle vicinanze della discarica di Roncigliano (Albano Laziale), dove da quando arrivano anche i rifiuti da Roma, i miasmi sono diventati insopportabili.

Sono proprio queste stesse realtà che insieme ad altre stanno iniziando a discutere di una campagna che ricalchi quella per dire no al biocidio. Una campagna che possa coagulare le tante realtà che nel Lazio si battono contro discariche, inceneritori, centrali a biomasse, cementificazione selvaggia e speculazione. Una campagna che non vuole essere l’ennesimo coordinamento e/o struttura, ma una vera e propria coalizione sociale che riunisca la miriade di comitati sparsi (e a volte purtroppo isolati) sul territorio laziale attorno a tematiche ed obiettivi molto semplici: diritto alla salute, rispetto dei diritti democratici delle comunità contro ogni forma di commissariamento, stop all’uso di soldi pubblici per devastare l’ambiente.

Per tutto questo il 16 novembre andremo a Napoli anche da Roma e provincia. E oltre a quelle del Lazio, anche altre realtà di Communia network arriveranno a Napoli, da Salerno, Casoria, Bari (mentre le realtà dal centro nord saranno presenti alla manifestazione in Val Susa). Saremo li non solo per portare la nostra solidarietà a chi lotta in Campania ma per costruire anche nel Lazio quella mobilitazione necessaria affinché finalmente i profitti vengano definitivamente cacciati dai nostri territori.

FUORI I PROFITTI DAI NOSTRI TERRITORI

IL BIOCIDIO CAMPANO E’ UNA QUESTIONE NAZIONALE!

 

QUI LE DUE INTERVISTE FATTE A RADIO DEFAULT A UN MILITANTE DELLA PROVINCIA DI NAPOLI SULLA MANIFESTAZIONE #FIUMEINPIENA E UN’ALTRA INTERVISTA AD UNA MILITANTE NO TAV SULLA MANIFESTAZIONE DI SABATO PROSSIMO:

http://occupazioniprecaristudenti.noblogs.org/ops-radio_default-2/

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Vorremmo un teatro per tutti, non il teatrino della politica di pochi

I militanti e le militanti di OPS mentre lavorano per rendere agibile il palco del teatro (14/12/2012)

I militanti e le militanti di OPS mentre lavorano per rendere agibile il palco del teatro (14/12/2012)

Era il 14 Dicembre dello scorso anno quando abbiamo occupato il teatro carlo levi di Genzano. Tre giorni di dibattiti, spettacoli, workshop che per la prima e unica volta hanno reso fruibile quei luoghi ai cittadini di Genzano e dintorni. Abbiamo concluso l’occupazione con l’impegno da parte del Comune di far ripartire subito i lavori. A distanza di 11 mesi, nessuna foglia si muove. Tutto è ancora fermo. L’unica cosa che abbiamo notato è stata l’istallazione di videocamere di sorveglianza. Da ridere. Per sorvegliare cosa? E da chi? Poi chi ha pagato l’impianto e oggi il serizio di videosorveglianza? Sempre gli stessi cittadini che hanno finora visto sprecare i propri soldi?
Cosa piu’ ridicola è stato il servizio di Striscia la Notizia. Imbeccati da un giovane consigliere di Fratelli d’Italia, ecco che parte lo scandalo in diretta Tv. Ma chi è questo baldo giovane, paladino della giustizia? Il signor Papalia, esponente del centrodestra nostrano. Lo ricordiamo bene saltellare ed appludire lo show della Sig.ra Polverini a Piazza Tommaso Frasconi qualche anno fa. Oppure in compagnia dell’ex Ministro Meloni, che fece identificare giovani del nostro paese solo perchè gli chiedevano cosa avesse fatto come Ministro della gioventù, visto che sotto il suo governo la percentuale di disoccupazione giovanile è balzata oltre il 30%. Ci piace anche ricordarlo nell’ultima campagna elettorale per le regionali, a sostegno della “gallina dalle uova d’oro” Giancarlo Righini. già amministratore al Comune di Velletri, condannato a 4 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, con l’interdizione dai pubblici uffici. I fondi regionali, quando al governo della Regione Lazio c’è stato il centro destra, non furono mai ristanziati per il Teatro comunale di Genzano. Forse perchè, come diceva la Polverini, c’erano troppe zecche!
Mentre così il teatrino della politica, insegue giustificazioni patetiche o scandali improvvisati, l’unico scandalo che rimane è  un Teatro publico costato 4,5 milioni di euro, per giunta pure inaugurato, lasciato in stato di abbandono. Un teatro che ha potuto vivere solo con una spinta dal basso, di giovani studenti e precari che hanno voluto aprirlo alla cittadinanza senza ricercare i riflettori dei grandi media.
Dimostrando che è autorganizzandosi e partecipando attivamente che le cose possono cambiare.
Veramente.
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9 novembre 2013: ancora in piazza ad albano per dire no al fascismo

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#PuzzaCheAccora: il testo del volantino distribuito al corteo no inc del 26 ottobre.

1394399_226287604207637_1051368537_nSono parecchi mesi che i rifiuti di una parte della città di Roma vengono ospitati nella discarica dei Castelli Romani; a Roncigliano infatti continua quotidianamente l’attività di interramento di rifiuti urbani non trattati da parte della Pontina Ambiente. In questi mesi gli abitanti della zona e dei Castelli Romani si sono autorganizzati con  presidi per monitorare l’entrata e l’uscita dei compattatori e per tenere viva l’attenzione su un sito che esiste ormai da trentanni. Ci si è accorti che oltre alle ditte autorizzate a sversare nella discarica entrano in maniera assidua altri camion che, con una potenza di compattazione ben superiore a un normale mezzo (si parla di immondizia in metri cubi), fanno salire la stima di quantità giornaliera di rifiuti dalla capitale; una parte di questi proviene dal megatritovagliatore di Rocca Cencia e finisce direttamente nel VII invaso della discarica, quello che da tempo non permette più agli abitanti del Villaggio Ardeatino di vedere a nord il paesaggio. Durante i presidi si è cercato di costruire una rete con altre realtà che lottano contro le discariche e gli inceneritori e il 21 ottobre in tanti e tante si è percorso in bicicletta il tragitto che collega Roncigliano alla Falcognana, dove continua la minaccia della costruzione di una nuova discarica che dovrebbe sostituire quella di Malagrotta, satura già da parecchi anni e oggetto di diverse proroghe degli amministratori di turno; la via in questione è l’Ardeatina, tratto a sud di Roma dove il progresso tecnologico ha già abbastanza devastato il territorio con discariche specifiche, industrie chimiche e cave per l’eternit e dove, in particolare a Roncigliano, sono tuttora stoccati i materiali per costruire l’inceneritore di Albano che dovrebbe sorgere al fianco dello stesso VII invaso. In questa zona e in tutto il territorio le malattie sono sempre più in aumento, i cittadini non riuscendo a respirare sempre più sono costretti a recarsi al pronto soccorso, e sulla scia di ciò che accade e aumenta in queste zone si è deciso di condividere l’appello lanciato dalla Campania sotto il nome di Stop Biocidio in opposizione a chi ha deciso di condannare a morte una fetta di terra e chi la vive. Il totodiscarica è stato al centro dei dibattiti di questi mesi ma l’unica cosa che ne esce fuori è la determinazione dei cittadini ad opporsi in qualunque territorio all’apertura di una nuova grande discarica. Dove a nessuna amministrazione interessa gestire diversamente l’immondizia, dove i piani di raccolta differenziata sono inesistenti o malgestiti, ci sono cittadini davanti ai cancelli pronti a bloccare qualsiasi ulteriore opera di speculazione da parte dei potenti di turno. Non spaventa la repressione quando si tratta di riprendere in mano la propria terra e difenderla da chi l’avvelena tutti i giorni.
vieni a Roncigliano/partecipa/condividi/LOTTA
E’ ORA DI CAMBIARE ARIA
#noinceneritorealbano
#puzzacheaccora
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STOP BIOCIDIO: Giovedì 24 primo incontro a Roma per un percorso regionale su tutela dei territori e diritto alla salute.

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STOP BIOCIDIO / LAZIO 

Giovedì 24 primo incontro a Roma: per un percorso regionale su tutela dei territori e diritto alla salute. 
Giovedì, 24 ottobre, alle ore 18.00 presso il Csoa La Strada si svolgerà il primo incontro tra comitati, associazioni, coordinamenti, realtà sociali e cittadini convocato per discutere in maniera inclusiva e allargata della costruzione nel Lazio di un percorso Stop Biocidio; il modello cui aspiriamo è la grande lotta popolare e di massa che sta animando le marce in difesa del territorio e della salute nei territori campani, dove è  prevista per il prossimo 16 novembre una nuova giornata di mobilitazione generale. Partire dal no a discariche e inceneritori può essere l’avvio ad un discorso molto più ampio sulle politiche industriali del Paese, fondate sulla devastazione dei territori e sul sacrificio delle comunità che li abitano e della loro salute.   
 
Partendo dal presupposto che le lotte reali, quelle vissute sulla pelle della popolazione (e i conflitti ambientali lo sono) devono essere rimesse al centro dell’agenda politica di movimento perché sono le uniche capaci di mobilitazioni reali in grado di accumulare forze sociali e di spingere realmente per il cambiamento necessario,invitiamo alla massima partecipazione a questo primo momento assembleare. 
 
GIOVEDI’ 24 OTTOBRE | H 18.00 
Csoa La Strada | via Passino 24   
 
Alleghiamo qui di seguito l’appello di convocazione con l’elenco dei primi firmatari. 
Per aderire: stopbiocidiolazio@gmail.com
 
APPELLO
 
Leggi, aderisci e diffondi 
 
Appello verso un percorso regionale di mobilitazione in difesa del diritto alla salute 
La correlazione tra salute umana e salubrità dell’ambiente emerge in ogni luogo in cui il territorio è ridotto a oggetto di sfruttamento economico a costo di causare profonde devastazioni ambientali: il sacrificio dei territori ad attività impattanti sull’ambiente si traduce infatti in sacrificio delle comunità che li abitano in termini di incremento di danni alla salute derivanti dall’esposizione agli agenti inquinanti.
In Campania, nella Terra dei Fuochi e in ogni area inquinata d’Italia, le comunità locali avvertono sulla propria pelle quello che le istituzioni non si preoccupano di accertare ma che numerosi studi scientifici ed accademici comprovano: la correlazione tra danni alla salute e disastro ambientale. Non è un caso dunque che, proprio in Campania, con la campagna Stop Biocidio, si sia attivata, sul tema salute-ambiente, una mobilitazione in grado di fare della lotta a discariche, inceneritori e smaltimento criminale di rifiuti urbani e industriali il nodo su cui avviare un dirompente processo di soggettivazione che ha dato vita ad un’ampia coalizione sociale in lotta.
BIOCIDIO è l’esposizione sistematica delle popolazioni ad incrementi esponenziali del rischio di contrarre tumori e altre malattie a causa della contaminazione ambientale. Il Biocidio minaccia la vita non solo delle generazioni presenti ma anche di quelle future, è una condanna emessa già prima della nascita, fondata sulla circostanza di venire al mondo in un determinato territorio.
Una parola d’ordine che è una chiave di lettura estendibile ad ogni lotta contro attività e modelli economici che in ultima istanza arrecano danni alla salute. Dalla mala gestione dei rifiuti alla mala gestione dei territori, tematica che va oltre i confini regionali configurando una geografia di violazioni e di resistenze su tutto il territorio nazionale: in Emilia Romagna, regione dell’incenerimento, a Taranto, Brescia, Porto Marghera, Gela, Quirra, Niscemi, nella Valle Galeria, in ogni luogo in cui di inquinamento si muore da anni, è possibile costruire nessi e strumenti per rafforzare la rivendicazione unitaria di un diritto fondamentale.
Questa dinamica incide con particolare frequenza su contesti già svantaggiati dal punto di vista sociale, politico ed economico: è la periferia, non più intesa come concetto semplicemente geografico ma sociale, ad essere scelta come sede di attività che distruggono ambiente producendo emergenza sanitaria oltre che aggravio delle condizioni economiche della popolazione. La sistematica individuazione di zone sacrificabili al modello di sviluppo attuale configura una nuova forma di discriminazione sociale: il razzismo ambientale.
Campania e Lazio vivono oggi una fase di mobilitazione parallela. Il rinvigorimento delle proteste dei comitati campani legate all’inceneritore di Giugliano e al mancato avvio delle procedure di bonifica del territorio corrisponde, nel Lazio, al tentativo di imporre un nuovo dictat commissariale alle comunità locali rispetto all’ubicazione di discariche e inceneritori. Falcognana e poi Cupinoro, Roncigliano, Albano e Colleferro, Valle Galeria, ma anche centrali a carbone, centrali a biomassa e biogas, raffinerie, aree industriali inquinate e mai bonificate: territori su cui è in campo la stessa lotta. Per fare solo un esempio, basta riprendere i dati dello studio ERAS, il “Rapporto Epidemiologia Rifiuti Ambiente Salute nel Lazio”, che, nella popolazione residente entro i 5 km dalle discariche per rifiuti urbani, registrano un’anomala incidenza di malattie dell’apparato respiratorio, tumori della pleura e mieloma multiplo, mentre, per gli inceneritori del Lazio, si evidenzia un eccesso del 31% di ospedalizzazioni per malattie dell’apparato respiratorio e del 79% per malattie polmonari cronico ostruttive. Il corteo che sabato 21 settembre ha portato in piazza a Roma migliaia di cittadini “contro tutte le devastazioni territoriali” è stato un momento di verifica importante sulla capacità di esprimere mobilitazioni unitarie su temi fondamentali come il diritto alla salute.
 
Per questi motivi pensiamo che a partire dai rifiuti e allargando il campo a tutti i casi di conflitto ambientale possa essere avviato anche nel Lazio un percorso che costruisca una vertenza unitaria per dire Stop al Biocidio.
Due i punti centrali su cui insistere per una difesa integrale del diritto alla salute: la bonifica dei siti contaminati e la partecipazione decisionale dei lavoratori e cittadini organizzati ad ogni decisione che riguardi il territorio, con particolare rispetto al principio di precauzione.
Una vertenza forte in difesa del diritto alla salute non può prescindere da diversi livelli di attività. Da una parte, la capacità di diffusione di informazioni e di mobilitazione sociale, dall’altra, l’implementazione di strumenti dotati di concreta efficacia.
 
Tra essi: 
 
Epidemiologia e monitoraggio partecipati: ampliare gli studi epidemiologici ufficiali e affiancarli ad indagini fondate sul sapere esperienziale delle popolazioni, rompendo il sistema di totale delega alla comunità scientifica e promuovendo processi di partecipazione attiva della cittadinanza alla rilevazione dei danni alla salute, a partire dalla percezione diretta delle comunità. Fare pressione per indagini che incrocino i dati sanitari con le mappe geografiche del rischio ambientale e per l’implementazione di strumenti di monitoraggio partecipati e l’istituzione di strumenti di controllo come i Registri Tumori.
 
Strumenti legali: approfondire la conoscenza e la diffusione degli strumenti giuridici a disposizione delle comunità locali per metterle in condizione di agire legalmente nei processi riguardanti le devastazioni ambientali e i connessi danni alla salute.
Ma soprattutto, in una fase come quella attuale l’avvio di una vertenza Stop Biocidio dentro il campo delle lotte ambientali è l’incipit per un percorso di mobilitazione di massa che incontri un ampio consenso popolare. Non si tratta solo di un processo di rivendicazione e opposizione ma della proposta di alternative ormai patrimonio comune delle comunità in lotta, in termini di nuovi modelli di gestione delle risorse, di processi di partecipazione e controllo sociale, di recupero di sovranità e di tutela delle popolazioni. Un campo ampio in cui produrre forme di coordinamento e cooperazione tra territori ed esperienze di lotta.
Per tutte queste ragioni, le realtà sociali firmatarie di questo appello e tutte quelle che vorranno unirsi al percorso si incontreranno per discutere in un primo incontro il prossimo
 
24 ottobre ore 18.00 c/o CSOA La Strada, Via Passino 24, Roma.
Primi firmatari:
A Sud, Action, Associazione Rifiuti Zero Valcanneto, Associazione Terrattiva, Comitato di quartiere Tor Bella Monaca, Comitato Malagrotta, Comitato Muratella, Comitato Nessun Dorma Civitavecchia, Comitato Rifiuti Zero Riano, Comitato Rifiuti Zero IX Municipio, Comitato Terra Nostra, Coordinamento Riano No Discarica, Coordinamento Valle del Sacco, Comune-info, Csoa La Strada, Equorete, Forum Ambientalista, Forum Rifiuti Zero Lazio, Occupazione Precari Studenti, Presidio No Discarica Divino Amore, RESET – Riconversione Economica Sostenibile Ecologica e Territoriale

* * *
 
L’appello è aperto alle adesioni e alle modifiche di coloro che ne condividono principi e obiettivi.
Per contributi, info e adesioni:  stopbiocidiolazio@gmail.com 
+39.3486861204 / +39.3342270795
Pubblicato in comunicati | Contrassegnato , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su STOP BIOCIDIO: Giovedì 24 primo incontro a Roma per un percorso regionale su tutela dei territori e diritto alla salute.

La rivolta di Albano contro i funerali di Priebke

priebke

Appena trapelata la notizia dei funerali di Priebke ad Albano, immediatamente è scattato il passaparola e il tam tam sui socialnetwork. Appuntamento ACHTUNG BANDITEN per un presidio autoconvocato alle 16:30 davanti la confraternita S.Pio X. Dalle 16 hanno cominciato ad arrivare tanti cittadini dei castelli romani, indignati per l’imminente gazzarra nazi-fascista. Eppure il Prefetto Pecoraro nei giorni precedenti aveva garantito che i funerali del gerarca nazista non dovevano essere il pretesto per una manifestazione nostalgica. Nonostante questo ad Albano, dalle prime ore si era capito che non sarebbe stato così. Primo indizio l’ospitalità da parte della confraternita Lefebvriana. Scismatici della chiesa cattolica, scomunicati da Giovanni Paolo II con cui Ratzinger ha tentato più volte un riavvicinamento, da sempre hanno manifestato le loro simpatie nazi-fascite. Molto spesso hanno ospitato vecchi e nuovi fascisti. Per loro le camere a gas sono state solo dei disinfettanti. Eppure il Vicariato si era subito sfilato, negando ogni disponibilità per esequie religiose. Forse però qualcosa gli è sfuggito di mano.
Secondo indizio la presenza di Maurizio Boccaci nei dintorni della chiesa. Boccaci, già leader del Movimento Politico Occidentale, poi BaseAutonoma e oggi Militia, è stato addirittura scortato e accompagnato dalle forze dell’ordine all’interno della confraternita.
Mentre aumentavano i partecipanti al presidio antifascista, sono continuati ad arrivare reparti celere da Roma. Intanto man mano si alzavano canti come Bella Ciao e cori SIAMO TUTTI ANTIFASCISTI. La tensione è cominciata a salire all’arrivo del prete lefebvriano che avrebbe dovuto officiare la messa. Appena alcune donne gli si sono avvicinate per chiedere chiarimenti, il prete non ha esitato a provocare sghignazzando. Le forze dell’ordine l’hanno dovuto trascinare dentro per mettere fine alla sua pantomima.
Sulla piazza intanto arrivano notizie confuse. Il carro funebre sta allo svincolo di Frattocchie e alcune decine di neo fascisti si sono visti avvicinare in gruppo verso la confraternita lefebvriana. Dopo le 17 arriva il carro funebre da Roma. L’indignazione e la rabbia a quel punto sale e con ogni mezzo si cerca di impedire l’ingresso del corteo funebre. La polizia e i carabinieri iniziano a spintonare, nonostante la presenza del sindaco di Albano con tanto di fascia tricolore. Due signori accusano un malore. A una donna viene lussata una spalla perché strattonata dalla polizia.
Dopo qualche minuto arrivano una ventina di neo-fascisti, capeggiati da Giuliano Castellino, già alla corte di Alemanno sindaco. Saluti romani, volti coperti e cinte alla mano. Vorrebbero raggiungere il luogo della cerimonia, ma il presidio antifascista ormai blocca ben tre strade, impossibile per loro passare.
Le ore passano. L’avvocato Giachini rimette il mandato rinviando ogni responsabilità allo stato italiano.
Arrivano deputati di Sel e Pd e insieme ai Sindaci di Albano, Genzano e Castelgandolfo tentano una mediazione. Il presidio non decide di smobilitare. Si chiedono le dimissioni di Pecoraro e la chiarezza da parte delle istituzioni sul fatto che Priebke non debba essere tumulato in Italia.
Verso le 21, quando ormai si concretizza l’annullamento del funerale, da un vincolo secondario, vicino al presidio antifascista, iniziano ad uscire gli stessi venti fascisti fermati nel pomeriggio, armati di tutto puntoLa determinazione di chi ormai presidiava per ore le strade di Albano ha respinto con determinazione la provocazione neofascista. Domandandosi come mai quei venti fossero riusciti ad eludere la blindatura delle forze dell’ordine, tra l’altro passando per un vicolo presidiato dal pomeriggio.
Scende la notte. La polizia predispone un furgoncino blindato per far uscire la salma da un cancello secondario. Verso l’una scortato da altri due blindati la salma di Priebke viene trasferita nella base militare di Pratica di Mare. Con sé in questo ultimo viaggio, Priebke si è portato dietro tutto l’odio frutto della sua ideologia. A quel punto esplode la rabbia della cittadinanza antifascista. La polizia allora carica senza motivo i manifestanti, picchiando indiscriminatamente, solo per riprendersi una rivincita su una giornata come al solito gestita in maniera pessima dalle forze dell’ordine e per far uscire indisturbati i fascisti dalla confraternita. Vedere presi a calci la propria storia, le proprie idee, la propria speranza per un mondo migliore ad Albano ha generato voglia di rivolta. Questo ha impaurito le ambiguità della chiesa e delle istituzioni. Questo ha permesso di non subire l’ennesimo sopruso alla nostra dignità.

CHIEDIAMO LE IMMEDIATE DIMISSIONI DEL PREFETTO PECORARO.

CHIEDIAMO CHE LE AMMINISTRAZIONI DEI CASTELLI ROMANI IMPEDISCANO OGNI TIPO DI MANIFESTAZIONE DI ORGANIZZAZIONI NEOFASCISTE E PROVVEDANO ALL’ELIMINAZIONE DI OGNI FORMA DI PROPAGANDA FASCISTA.

CHIEDIAMO LA CACCIATA IMMEDIATA DELL’ORDINE DEI LEVEBVRIANI (da sempre negazionisti, antisemiti e filonazisti) DA ALBANO E LA RESTITUZIONE DELLE STRUTTURE DELLA CONFRATERNITA S.PIO X ALLA CITTADINANZA.

AI CASTELLI ROMANI I RIFIUTI NON PASSANO.

Occupazioni Precari Studenti

Brigate di Solidarietà Attiva Castelli Romani

 

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12 ottobre__biciclettata contro discariche e inceneritori.

biciclettata!!

Oggi insieme ai movimenti contro le devastazioni ambientali di tutta Italia siamo scesi in piazza per ribadire il nostro NO a discariche ed inceneritori.

Centinaia di persone dai Castelli Romani, da Roma e del comitato NO MUOS si sono date appuntamento di fronte alla discarica di Roncigliano (che dovrebbe anche essere la sede del futuro inceneritore targato Marrazzo-Polverini) per una biciclettata che si è conclusa di fronte al sito della futura discarica di Falcognana.

Una manifestazione che ha voluto collegare due realtà simbolo di una gestione dei rifiuti folle orientata unicamente a garantire profitti stratosferici al ràs della monnezza laziale, Manlio Cerroni. Una biciclettata che ha ribadito per l'ennesima volta il “NO” opposto dai cittadini dei castelli e di Roma alle discariche e agli inceneritori, ovunque essi siano.

Solo la lotta paga!

#Ribelli contro il #Biocidio

qui le foto dell’iniziativa: https://www.facebook.com/ops.ops.921/media_set?set=a.219998291503235.1073741831.100004791966551&type=3&uploaded=5

e qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=xg99-Y7EjN0

Occupazioni Precari Studenti

Di seguito il comunicato comune di tutte le realtà che a roma e provincia hanno costruito questa grande giornata di lotta:

Oggi, 12 ottobre è l’anniversario della conquista dell’America e dell’inizio della colonizzazione.

Simbolicamente rappresenta quindi l’ultimo giorno di libertà per le popolazioni indigene e native.

 

Anche in Italia, in solidarietà con le lotte oltreoceano, abbiamo assunto questa come data di mobilitazione nazionale, lanciando azioni diffuse per riappropriarci della sovranità sui nostri territori e sulle nostre vite.

Ci opponiamo al processo di controllo e dominio esercitato dai grandi poteri finanziari, dalle multi-utility e dalle banche, dai signori del mattone e dai grandi speculatori che, per massimizzare i profitti e preservare il potere finanziario, sacrificano interi territori ed erodono i diritti e le vite delle persone che li abitano.

La svendita del patrimonio pubblico, statale e degli enti locali, la privatizzazione dell’acqua, dell’energia, dei servizi pubblici, le speculazioni edilizie e la cementificazione selvaggia, così come una gestione criminale dei rifiuti, sono gli strumenti arbitrari attraverso i quali i poteri forti moltiplicano il profitto privato sottraendo alla disponibilità sociale risorse fondamentali alla vita di tutti/e.

 

Anche a Roma, come comitati per la difesa del territorio e dei beni comuni, per l’acqua pubblica, per la tutela del patrimonio agricolo e la sovranità alimentare, contro le discariche, gli inceneritori e le nocività diffuse, come movimenti per il diritto all’abitare, studenti e gruppi autorganizzati di cittadini ci riappropriamo oggi del nostro diritto all’autodeterminazione, proponendo alterative concrete alla devastazione dei territori, alla precarietà abitativa, lavorativa, ambientale e di vita.

 

A tutto questo i movimenti intendono rispondere facendo rete dal basso, in un percorso che vede in questo ottobre una serie di tappe. La giornata di oggi si inquadra quindi in una mobilitazione nazionale articolata, che passa per il 15 ottobre, giornata globale contro il debito e l’austerity, e che si collega al 18 ottobre, sciopero generale dei sindacati di base, e alla manifestazione nazionale del 19 ottobre, promossa dai movimenti per il diritto all’abitare.
Contro austerity e privatizzazioni che strangolano le nostre vite, l’invito è per tutti e tutte a mobilitarsi.

Per informazioni sulle iniziative di oggi: www.ribelli.org

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Il 12 ottobre prendi la bici e difendi il tuo territorio!

 

biciclettata!!

Il 12 ottobre in tutta Italia i movimenti che lottano contro le devastazioni ambientali si mobiliteranno in difesa dei territori e dei beni comuni, contro vecchi e nuovi colonialismi.Crediamo che è importante organizzare anche ai Castelli Romani una giornata di mobilitazione che metta al centro ancora una volta un netto no a discariche ed inceneritori, ovunque essi siano.

Durante il presidio davanti alla discarica del 13-14-15 settembre abbiamo deciso di organizzare una biciclettata che partendo dalla discarica di Albano (Villaggio Ardeatino) arrivi fino a Falcognana, unendo così due territori che lottano contro la devastazione causata dalla criminale gestione dei rifiuti.

Appuntamento h. 10 al Villaggio Ardeatino, Via Ardeatina km 24,500.

[dal sito http://www.ribelli.org/?page_id=847]

Il 12 ottobre lanciamo una giornata di mobilitazione nazionale “in difesa dei territori e dei beni comuni, contro vecchi e nuovi colonialismi”. Lo facciamo a partire dall’incontro tra diverse battaglie territoriali, consapevoli che, per quanto possa cambiare il contesto, la speculazione o la valorizzazione, i processi e le dinamiche coincidono. Questo processo di controllo e dominio sviluppato dai grandi poteri finanziari e dai poteri forti, come  multiutility e banche, ma anche organizzazioni criminali, lo vediamo nei nostri territori. Per massimizzare i profitti e appianare i debiti vengono sacrificati interi territori ed erosi i diritti delle persone che li abitano.Improvvisamente le terre agricole demaniali diventano una risorsa spendibile per creare liquidità, vengono date in  gestione alla Cassa Depositi e prestiti perchè siano valutate e svendute.

L’imperativo è fare cassa: i diritti non contanto. A partire dai fondi immobiliari degli enti locali, passando per la gestione dell’acqua, dell’energia, dei servizi pubblici, per giungere ai rifiuti, si profila una sistematica espropriazione e privatizzazione dei beni comuni. Si assiste ad una continua erosione della democrazia diretta: negando il diritto all’autodeterminazione si cerca di impedire la tutela del patrimonio ambientale.

Questo accade in Italia come nel resto del mondo.
Le recenti mobilitazioni dei campesinos che da metà agosto paralizzano la Colombia, ci fanno riflettere su come sia possibile globalizzare le lotte il cui denominatore comune sono i processi di privazione delle risorse e quindi l’estromissione delle popolazione dall’accesso ai beni comuni.

L’America Latina, infatti, è un chiaro esempio di come il mercato si muove: dalle coltivazioni di agrocombustibili (pensiamo alla Monsanto), alla costruzione di un enorme diga nella regione del Huila per produrre energia che verrà venduta; opera in cui è coinvolta l’italiana Enel e che provocherà l’inondazione di 8000 ettari di terreno e  lo sfollamento di centinaia di contadini dai loro terreni.

In tutta Italia, da nord a sud, sono diffusi impianti inquinanti di ogni genere e tipo:dagli inceneritori e discariche, alle trivellazioni per “ricerca idrocarburi”in Adriatico-Sicilia e quelle per nuove centrali geotermiche, passando per gli ecomostri responsabili delle emissioni tossico- nocive e le inutili-dannose “grandi opere”.
Questa devastazione socio-ambientale deforma e compromette per sempre le caratteristiche originarie dei territori.

Le  privatizzazioni , gli accaparementi di beni comuni e  servizi pubblici attraverso leggi e decreti, sono gli arbitrari strumenti attraverso i quali, l’acqua,l’energia , la terra, la casa,la salute,l’istruzione, vengono sottratte alla disponibilità sociale per aggiungere ulteriore voracità al possesso-profitto privato. Un insano, corruttivo e speculativo circuito insito nel sistema capitalistico che solo la resistenza e la ribellione delle popolazioni è in grado di inceppare e sbaragliare.

Ogni territorio si trova ad affrontare battaglie differenti, ma è proprio a partire dalle singole specificità che bisogna ripartire per costruire un percorso comune che ci renda liberi dal capitalismo finanziario e che sia in grado di produrre un’alternativa.

Per questo il 12 ci mobiliteremo, in tutta Italia, e sarà solo un primo passo!

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PUZZA CHE ACCORA___CHIUDERE LA DISCARICA DI ALBANO ORA!

51905_10151185844098540_970822615_oIeri per la terza sera, cittadini dei castelli romani si sono ritrovati di fronte la discarica di Roncigliano, per i forti cattivi odori che ormai fanno lacrimare gli occhi e bruciare la gola. E’ stato contattato il Sindaco di Albano Marini per fargli prendere atto, per l’ennesima volta, di come ormai la bomba discarica stia per esplodere. Rendendosi indisponibile, i cittadini hanno deciso di andare a casa sua a chiamarlo. Ritornato da una cena, tutto indispettito, il Dott. Marini alla fine è stato convinto a venire davanti la discarica e nuovamente gli si è chiesto di fare un verbale da inviare alla Procura della Repubblica. Di fronte alle domande incalzanti dei cittadini, il Sindaco di Albano ha continuato a balbettare, come tutta la politica istituzionale ormai continua a fare da qualche anno di fronte ai veri problemi di questo paese. Il monitoraggio popolare partitO coi presidi NO INC, l’ultimo è stato organizzato il 13-14-15 settembre, intanto continua…..come la mobilitazione!!

12 OTTOBRE TUTTI IN BICI CONTRO DISCARICHE E INCENERITORI. NE’ DISCARICHE NE’ INCENERITORI, FUORI I PROFITTI DAI NOSTRI TERRITORI!

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4 OTTOBRE PRESENTAZIONE DELLA CAMPAGNA SULL’AMNISTIA SOCIALE

PrintVENERDI 4 OTTOBRE PRESSO L’AUDITORIUM DI GENZANO DI ROMA PRESENTAZIONE DELLA CAMPAGNA SULL’AMNISTIA SOCIALE.

INTERVERRANNO:

ITALO DI SABATO – OSSERVATORIO SULLA REPRESSSIONE

FRANCESCO ROMEO – AVVOCATO

MARCO SANTOPADRE – CONTROPIANO / RADIO CITTA APERTA

DOPO IL DIBATTITO APERITIVO MUSICALE

 

[verso la biciclettata del 12 ottobre contro discariche e inceneritori -> https://www.facebook.com/events/673546709329714/?fref=ts]

 

MANIFESTO PER L’AMNISTIA SOCIALE

Negli ultimi mesi, fra alcune realtà sociali, politiche e di movimento, ma anche singoli attivisti e avvocati, è nato un dibattito sulla necessità di lanciare una campagna politica sull’amnistia sociale e per l’abrogazione di quell’insieme di norme che connotano l’intero ordinamento giuridico italiano e costituiscono un vero e proprio arsenale repressivo e autoritario dispiegato contro i movimenti più avanzati della società.
Da tempo l’Osservatorio sulla repressione ha iniziato a effettuare un censimento sulle denunce penali contro militanti politici e attivisti di lotte sociali. Ora abbiamo la necessità, per costruire la campagna, di un quadro quanto più possibile completo, che porterà alla creazione di un database consultabile on-line. Ad oggi sono state censite 17 mila denunce.
Il nuovo clima di effervescenza sociale degli ultimi anni, che non ha coinvolto solo i tradizionali settori dell’attivismo politico più radicale ma anche ampie realtà popolari, ha portato a una pesante rappresaglia repressiva, come già era accaduto nei precedenti cicli di lotte. Migliaia di persone che si trovavano a combattere con la mancanza di case, la disoccupazione, l’assenza di adeguate strutture sanitarie, la decadenza della scuola, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il saccheggio e la devastazione di interi territori in nome del profitto, sono state sottoposte a procedimenti penali o colpite da misure di polizia. Così come sono stati condannati e denunciati militanti politici che hanno partecipato alle mobilitazioni di Napoli e Genova 2001 e alle manifestazioni del 14 dicembre 2010 e del 15 ottobre 2011 a Roma.
Il conflitto sociale viene ridotto a mera questione di ordine pubblico. Cittadini e militanti che lottano contro le discariche, le basi militari, le grandi opere di ferro e di cemento, come terremotati, pastori, disoccupati, studenti, lavoratori, sindacalisti, occupanti di case, si trovano a fare i conti con pestaggi, denunce e schedature di massa. Un “dispositivo” di governo che è stato portato all’estremo con l’occupazione militare della Val di Susa. Una delle conseguenze di questa gestione dell’ordine pubblico, applicato non solo alle lotte sociali ma anche ai comportamenti devianti, è il sovraffollamento delle carceri, additate anche dalla comunità internazionale come luoghi di afflizione dove i detenuti vivono privi delle più elementari garanzie civili e umane. Ad esse si affiancano i CIE, dove sono recluse persone private della libertà e di ogni diritto solo perché senza lavoro o permesso di permanenza in quanto migranti, e gli OPG, gli ospedali di reclusione psichiatrica più volte destinati alla chiusura, che rimangono a baluardo della volontà istituzionale di esclusione totale e emarginazione dei soggetti sociali più deboli.
Sempre più spesso dunque i magistrati dalle aule dei tribunali italiani motivano le loro accuse sulla base della pericolosità sociale dell’individuo che protesta: un diverso, un disadattato, un ribelle, a cui di volta in volta si applicano misure giuridiche straordinarie. Accentuando la funzione repressivo-preventiva (fogli di via, domicilio coatto, DASPO), oppure sospendendo alcuni principi di garanzia (leggi di emergenza), fino a prevederne l’annichilimento attraverso la negazione di diritti inderogabili. È ciò che alcuni giuristi denunciano come spostamento, sul piano del diritto penale, da un sistema giuridico basato sui diritti della persona a un sistema fondato prevalentemente sulla ragion di Stato. Una situazione che nella attuale crisi di legittimazione del sistema politico e di logoramento degli istituti di democrazia rappresentativa rischia di aggravarsi drasticamente.
Non è quindi un caso che dal 2001 a oggi, con l’avanzare della crisi economica e l’aumento delle lotte, si contano 11 sentenze definitive per i reati di devastazione e saccheggio, compresa quella per i fatti di Genova 2001, a cui vanno aggiunte 7 persone condannate in primo grado a 6 anni di reclusione per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 a Roma, mentre per la stessa manifestazione altre 18 sono ora imputate ed è in corso il processo.
Le lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalità future urtando quelle presenti. Le organizzazioni della classe operaia, i movimenti sociali e i gruppi rivoluzionari hanno storicamente fatto ricorso alle campagne per l’amnistia per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i propri militanti, le proprie componenti sociali. Oggi sollevare il problema politico della legittimità delle lotte, anche nelle loro forme di resistenza, condurre una battaglia per la difesa e l’allargamento degli spazi di agibilità politica, può contribuire a sviluppare la solidarietà fra le varie lotte, a costruire la garanzia che possano riprodursi in futuro. Le amnistie sono un corollario del diritto di resistenza. Lanciare una campagna per l’amnistia sociale vuole dire salvaguardare l’azione collettiva e rilanciare una teoria della trasformazione, dove il conflitto, l’azione dal basso, anche nelle sue forme di rottura, di opposizione più dura, riveste una valenza positiva quale forza motrice del cambiamento.
Nel pensiero giuridico le amnistie hanno rappresentato un mezzo per affrontare gli attriti e sanare le fratture tra costituzione legale e costituzione materiale, tra la fissità e il ritardo della prima e l’instabilità e il movimento della seconda. Sono servite a ridurre la discordanza di tempi tra conservazione istituzionale e inevitabile trasformazione della società incidendo sulle politiche penali e rappresentando momenti decisivi nel processo d’aggiornamento del diritto. È stato così per oltre un secolo, ma in Italia le ultime amnistie politiche risalgono al 1968 e al 1970.
Aprire un percorso di lotta e una vertenza per l’amnistia sociale – che copra reati, denunce e condanne utilizzati per reprimere lotte sociali, manifestazioni, battaglie sui territori, scontri di piazza – e per un indulto che incida anche su altre tipologie di reato, associativi per esempio, può contribuire a mettere in discussione la legittimità dell’arsenale emergenziale e fungere da vettore per un percorso verso una amnistia generale slegata da quegli atteggiamenti compassionevoli e paternalisti che muovono le campagne delegate agli specialisti dell’assistenzialismo carcerario, all’associazionismo di settore, agli imprenditori della politica. Riportando l’attenzione dei movimenti verso l’esercizio di una critica radicale della società penale che preveda anche l’abolizione dell’ergastolo e della tortura dell’art. 41 bis.
Chiediamo a tutti e tutte i singoli, le realtà sociali e politiche l’adesione a questo manifesto, per iniziare un percorso comune per l’avvio della campagna per l’amnistia sociale.
A coloro che hanno a disposizione dati per il censimento chiediamo di compilare
la scheda che può anche essere scaricata dal sito www.osservatoriorepressione.org
Schede e adesioni vanno inviate a: osservatorio.repressione@hotmail.it oppureamnistiasociale@gmail.com

Giugno 2013

Puoi scaricare la scheda qui
Qui sotto le condivisioni pervenute fino al 26 settembre 2013 ore 9
Chi è su facebook la può trovare cliccando qui
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